Altphabet, campagna internazionale per fermare il controllo sui media

altphabetAnche ilnotiziabile aderisce alla campagna internazionale Altphabet, promossa da European Citizens’ Initiative for Media Pluralism per fermare il controllo sui media.

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[N.B. Per decodificare l’articolo collegati al sito altphabet.org e incolla il testo nel traduttore]

Google Cultural Institute promuove il Made in Italy e i suoi casi di maggior successo

Google Cultural Institute Made in Italy

Scoprire i tesori nascosti, le passioni e le tradizioni del Made in Italy. Da oggi è possibile esplorare le eccellenze del nostro Paese grazie al più importante motore di ricerca del mondo che intende promuovere la cultura e diffondere il marchio di fabbrica italiano attraverso la piattaforma Google Cultural Institute dedicata, appunto, al Made in Italy.

Il progetto, realizzato in collaborazione con Unioncamere e il Ministero delle Politiche Agricole, prevede una serie di percorsi espositivi digitali che consentono ai “visitatori” di conoscere alcuni prodotti tipici della tradizione alimentare e artigianale italiana. Dal prosciutto San Daniele al vetro di Murano, dal Parmigiano Reggiano all’arte presepiale partenopea; tutto elencato in rigoroso ordine cronologico e corredato da foto, video, descrizioni e documenti storici. L’interfaccia grafica del portale si presenta semplice e chiara e permette di individuare sulla mappa dell’Italia a quale territorio fanno riferimento i vari prodotti promossi dall’iniziativa.

Il progetto del Google Cultural Institute dedicato al Made in Italy prevede inoltre una sezione a sé stante denominata “Casi di successo” che rimanda al sito eccellenzeindigitale.it e si rivolge direttamente alle imprese online. Il sito si divide a sua volta in due sezioni, “Competenze per il web” e “Supporto sul Territorio”; nella prima – realizzata insieme a Symbola e all’Università Ca’ Foscari di Venezia – vengono presentati gli strumenti per valorizzare le eccellenze italiane tramite il web e raggiungere livelli competitivi, mentre nella seconda viene raccontato l’apporto fornito da Google e Unioncamere per far emergere le imprese sul web e non solo.

Gabriele Rossetti

#coglioneNo, campagna di sensibilizzazione per il rispetto dei lavori creativi

coglionenoIdraulico, giardiniere, antennista. Tre mestieri che resistono nel tempo e che richiedono conoscenza, sacrificio, impegno e manodopera. Come tutti i lavori, del resto. Ma vi sognereste mai di non pagare il vostro idraulico, giardiniere o antennista dopo averlo chiamato per un lavoro? La risposta è quanto mai scontata. Questo, però, purtroppo non vale per tutti. Sono infatti tante, tantissime le figure professionali per le quali il loro lavoro sembra non avere prezzo, nel senso che non viene pagato.

La piaga del lavoro gratuito ha ormai preso fortemente piede nel nostro Paese e affligge soprattutto i giovani, “costretti” ad accettare stage non retribuiti o collaborazioni occasionali gratuite in cambio di «esperienza» o «visibilità». Almeno questo è ciò che pensano i (presunti) datori di lavoro. Le categorie professionali più colpite sono quelle che si occupano dei cosiddetti lavori creativi, che diventano categorie di serie b non appena bisogna riconoscerne il valore del lavoro svolto.

E proprio per dire basta alla «svalutazione di queste professionalità» è stata lanciata una campagna di sensibilizzazione per il rispetto dei lavori creativi. L’iniziativa si chiama #coglioneNo ed è stata realizzata dal collettivo ZERO, un gruppo di creativi che si dividono tra Roma e Londra che stanno spopolando sul web con una serie di video-denuncia carichi di ironia nei quali sono coinvolti – loro malgrado – un idraulico, un giardiniere e un antennista, ai quali viene chiaramente detto che per il loro lavoro (o meglio, progetto) «non c’è budget».

«#coglioneNo – scrivono sul proprio sito i ragazzi del collettivo – è la reazione di una generazione di creativi alle mail non lette, a quelle lette e non risposte e a quelle risposte da stronzi. È la reazione alla svalutazione di queste professionalità anche per colpa di chi accetta di fornire servizi creativi in cambio di visibilità o per inseguire uno status symbol».

E ancora: «È la reazione a offerte di lavoro gratis perché ci dobbiamo fare il portfolio, perché tanto siamo giovani, perché tanto non è un lavoro, è un divertimento».

Infine i creativi di ZERO tengono a precisare che vogliono «unire le voci dei tanti che se lo sentono dire ogni volta. Vogliamo ricordare a tutti che siamo giovani, siamo freelance, siamo creativi ma siamo lavoratori, mica coglioni».

Possibile dargli torto?

Gabriele Rossetti

“Transformers”, ritratti di musicisti rivoluzionari in mostra alle OGR di Torino

transformersRaccontare attraverso le immagini la forza di trasformazione di ventisei artisti che hanno scritto la storia della musica nella seconda metà del Novecento. Musicisti rivoluzionari che grazie alla loro personalità e al loro carisma hanno saputo conquistare palcoscenici e opinione pubblica cambiando il panorama musicale e non solo. A loro è dedicata la mostra “Transformers. Ritratti di musicisti rivoluzionari” che ha aperto i battenti sabato 28 settembre presso i Cantieri OGR (Officine Grandi Riparazioni) di Torino. Non una semplice mostra, quella organizzata dalla Società Consortile OGR-CRT e curata dal cronista musicale Alberto Campo, ma un vero e proprio “viaggio emotivo” all’interno della storia della musica. L’esposizione è ovviamente incentrata sul tema della trasformazione e non a caso è stata scelta come sede un luogo di trasformazione per antonomasia come i Cantieri OGR, simbolo della Torino postindustriale, oggi centro di sperimentazione e produzione delle discipline contemporanee ma un tempo fabbrica nella quale venivano costruiti e riparati i treni.

Il percorso espositivo è composto da settantotto fotografie (concesse da Getty Images) che ritraggono la vita pubblica e privata di ventisei artisti unici: da Elvis Presley a David Bowie, da Jimi Hendrix ai Doors, da Madonna a Bob Dylan, dai Radiohead ai Daft Punk. Il viaggio della mostra parte dagli anni Cinquanta, con l’avvento della “società di massa”, lasciando che siano le fotografie e le icone immortalate a raccontare il preciso momento storico nel quale si sono affermate. Dagli albori della pop music si passa alla canzone di protesta, alla British Invasion, al riscatto afroamericano e all’epopea degli hippies, senza tralasciare il rock teatrale, il punk, la world music, la rivoluzione elettronica, l’hip hop, la stagione della videomusica, il grunge e la techno, sino ad arrivare ai giorni nostri con la forte influenza del web e delle tecnologie digitali.

Le fotografie principali della mostra ritraggono gli artisti durante gli eventi live ed ogni immagine è corredata da una didascalia e da un apparato fotografico complementare che punta a svelare una dimensione confidenziale del personaggio. L’intento del curatore Alberto Campo è infatti di mostrare gli artisti «sotto due luci differenti»: quella pubblica, ovvero sul palco, nel bel mezzo di una performance, e quella privata, più intima, atta a svelare il lato umano e familiare di ogni protagonista rappresentato.

Gabriele Rossetti

Nada al-Ahdal, bambina coraggio che si ribella alle nozze combinate

Nada al Ahdal«Piuttosto che sposarmi mi uccido». Ha appena undici anni Nada ma sa già ciò che (non) vuole, nonostante un destino apparentemente segnato. Lo stesso di tante, troppe, sue coetanee costrette come lei a sposarsi in età infantile. Guarda fisso in camera Nada e lancia il suo appello di ribellione contro i genitori che quando aveva 10 anni e 3 mesi l’hanno promessa in sposa – in cambio di denaro – ad un uomo yemenita benestante che vive in Arabia Saudita. Il video, caricato su YouTube, è stato ripreso dai media arabi e tradotto in inglese ed in pochi giorni ha spopolato sul web con oltre cinque milioni di visualizzazioni. Nada al-Ahdal vive a Sana’a, nello Yemen, ma è fuggita dalla propria casa trovando rifugio da uno zio per opporsi alle nozze combinate ed evitare così di diventare l’ennesima sposa bambina.

«Cosa hanno fatto di male le bambine? Perché devono sposarsi?», si chiede Nada nel video con un tono che commuove. E ancora: «Io sono riuscita a risolvere il mio problema, ma molte bambine innocenti non possono fare lo stesso. Molte di loro potrebbero morire o suicidarsi o fare chissà cos’altro. Sono solo bambine, cosa ne sanno?». Già, solo bambine, vittime innocenti a cui viene negata un’infanzia serena oltre che un degno futuro. «Voglio dire a tutti i genitori: “Non uccidete i nostri sogni”. Se mi fossi sposata non avrei avuto nessuna vita, nessuna istruzione. Possibile che non hanno alcuna compassione? Cosa abbiamo fatto noi bambini per meritarci questo?».

Il messaggio più duro, però, Nada lo rivolge alla sua famiglia alla quale dice: «Con voi ho chiuso, mi avete rovinato tutti i sogni». Seppur così giovane la bambina yemenita ha infatti le idee chiare («voglio andare a scuola, avere una vita») e non seguire in alcun modo le orme di una sua zia, costretta a sposarsi a 13 anni salvo cospargersi di benzina e darsi fuoco un anno dopo.

Il coraggio di Nada è divenuto presto simbolo e la sua denuncia un ulteriore monito  nei confronti di un fenomeno, quello dei matrimoni precoci, in voga principalmente nei paesi in via di sviluppo che viola i diritti delle bambine e comporta conseguenze disastrose – tanto a livello fisico quanto psicologico – per la crescita e la salute delle decine di milioni di vittime coinvolte. Un destino già segnato, al quale Nada ha saputo sfuggire.

Gabriele Rossetti

Pinterest dà il via libera alle foto di nudo, purché siano artistiche

pinterest logoMentre la maggior parte dei social network si appresta a definire nuove strategie per limitare la diffusione di contenuti che possano risultare offensivi, ce n’è uno che naviga in controtendenza ed è pronto a dare il via libera alle fotografie senza veli. Nudo sì, purché si tratti di foto artistiche. Questa la nuova “linea editoriale” di Pinterest, piattaforma digitale dedicata alla condivisione di immagini e video che cede così alle pressioni di artisti e fotografi professionisti. Una piccola rivoluzione che – siamo certi – verrà ben accolta anche dai milioni di utenti sparsi in tutto il mondo che dal 2010, anno di fondazione, contribuiscono quotidianamente al successo del social network.

«Siamo nati per consentire di esprimere le passioni – si giustifica l’azienda -. La gente è appassionata d’arte, inclusi i nudi». Fondato da Ben Silbermann, Paul Sciarra e Evan Sharp, il nome Pinterest deriva dall’unione delle parole inglesi pin (appendere) e interest (interesse) e permette agli utenti registrati di creare bacheche virtuali attraverso le quali gestire e raccogliere immagini in base ai gusti personali o temi predefiniti.

L’apertura al nudo avviene proprio mentre Facebook introduce regole più severe per migliorare la sua policy di moderazione online in seguito alle lamentele di numerose aziende alle quali non andava giù di veder accostato il proprio nome, con tanto di pubblicità (a pagamento), a messaggi o immagini offensive. Il discorso sembra invece essere differente per Pinterest che fino ad ora non consentiva in nessun modo la pubblicazione di foto senza veli, neanche relative ad un nudo parziale. Ciò vuol però dire che sulla piattaforma non potevano circolare nemmeno fotografie di opere d’arte come, per esempio, la Maja desnuda di Goya, la Venere di Milo o il David di Michelangelo.

Un distinguo, in tal senso, andava forse fatto molto tempo prima ma tant’è. Resta da capire quale sarà il criterio attraverso cui una fotografia verrà giudicata come più o meno artistica.

Gabriele Rossetti

Nick D’Aloisio, il 17enne che ha stregato Yahoo! con la sua app

Nick D’AloisioHa solamente diciassette anni ma già un futuro assicurato nel team di Yahoo! Stiamo parlando di Nick D’Aloisio, giovane promessa inglese del web che due anni fa ha inventato un’applicazione che oggi vale 30 milioni di dollari. A tanto ammonta la cifra spesa dal colosso californiano di Sunnyvale per acquistare la creatura del giovane imprenditore e soffiarla ai rivali di Apple. Summly, questo il nome dell’app creata da D’Aloisio, permette agli utenti di visualizzare le notizie provenienti dai siti d’informazione online e dal giorno del suo lancio ha ottenuto un milione di download dall’Apple Store (dal quale è stata prontamente rimossa dopo l’acquisizione).

Da qui l’interesse di Yahoo! per la tecnologia su cui è basata l’applicazione, che consente di riassumere le notizie prese dal web e proporle agli utenti in uno spazio di 400 caratteri, utile e veloce per la fruizione. Per rafforzare la propria presenza nel mercato della telefonia mobile, negli ultimi tempi Yahoo! ha acquisito diverse startup di successo e recentemente ha annunciato un restyling delle funzioni del proprio sito web. Una svolta fortemente voluta da Marissa Mayer, nuovo amministratore delegato di Yahoo!, chiamata a risollevare l’azienda dalla crisi e che ha già messo gli occhi su Dailymotion, servizio di condivisione video simile a YouTube di proprietà di France Telecom, la cui valutazione si aggira intorno ai 300 milioni di dollari.

Nell’ottica del rilancio dell’azienda il genio di Nick D’Aloisio potrebbe davvero fare le fortune di Yahoo! che ha già offerto al ragazzo londinese – cresciuto in Australia – un impiego a tempo pieno senza che questo vada ad interferire con gli studi. Prima dell’interessamento  di Yahoo! a scommettere sull’applicazione di D’Aloisio erano stati il cinese Li Ka-Shing, l’attore Ashton Kutcher e Yoko Ono (moglie dell’ex Beatles John Lennon), i quali avevano contribuito al successo investendo sullo sviluppo dell’applicazione.

Gabriele Rossetti

Istella, il motore di ricerca italiano che non vuole somigliare a Google

istellaSono in molti a chiedersi a cosa possa servire e quali risultati voglia cercare di ottenere, ma da oggi anche l’Italia ha un suo nuovo motore di ricerca sul web. Si chiama istella ed è l’ultima scommessa di Tiscali, società di telecomunicazioni fondata dall’ex Governatore della Sardegna Renato Soru. E proprio al dialetto sardo deve il nome (stella, in italiano) il nuovo progetto dell’azienda; un’innovazione tecnologica a tutti gli effetti che fa il suo esordio online forse con un po’ di ritardo. Sicuramente in un periodo nel quale la supremazia di Google ha tarpato le ali ad ogni progetto a lui similare. Soru, presidente e amministratore delegato di Tiscali, chiarisce subito che istella non vuole in alcun modo contrastare lo strapotere di Google – anche perché non potrebbe in alcun modo -, ma vuole piuttosto essere un servizio complementare al colosso di Mountain View.

Istella aspira a diventare un nuovo modello capace di esportare e valorizzare la cultura italiana. Il motore di ricerca è stato infatti pensato e ideato per indicizzare soprattutto i domini italiani ed è basato sui principi di ricerca, condivisione e partecipazione. Degli utenti, ovviamente, i quali sono chiamati a contribuire ad accrescere il database del nuovo motore di ricerca perché, come dice Soru citando Calvino, «ogni uomo è una enciclopedia». Grazie ad accordi con istituzioni, enti,e associazioni, saranno inoltre indicizzati anche dati preziosi come quelli dell’Enciclopedia Treccani e degli archivi e dei cataloghi del ministero dei Beni Culturali.

La nuova creatura di Tiscali ha inoltre un’impostazione simile a quella dei social network grazie alla quale gli utenti possono condividere testi, immagini, audio e video e registrarsi per poi diventare followers degli altri iscritti alla community. Una differenza con Google istella effettivamente ce l’ha, cioè quella di non conservare i comportamenti nelle ricerche degli utenti, i quali non vengono neanche tracciati. Una differenza sostanziale che però ha fatto la fortuna di Google e del suo business plan… Il modello di business di Tiscali, fa sapere Soru, è comunque analogo agli altri motori di ricerca e prevede la vendita della pubblicità e delle parole chiave.

È nata una nuova istella, la speranza è che riesca a rendersi visibile nell’infinito universo del web.

Gabriele Rossetti

Twitter party, la festa di Jovanotti live sul web con i follower

jovanottiPer festeggiare l’incredibile soglia (quasi raggiunta) del milione e mezzo di follower su Twitter, Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti ha deciso di organizzare una sorta di party virtuale per ringraziare tutti i fan che lo seguono costantemente sul suo account ufficiale e che lo hanno fatto diventare l’italiano con più seguaci sul social network di microblogging.

«Lo so che vedendo la situazione italiana c’è poco da festeggiare, ma con la musica voglio esorcizzare, la musica serve a questo», ha detto Jovanotti in collegamento da New York dove vive da qualche mese con la famiglia.

La diretta dell’evento, rigorosamente in streaming – of course -, comincerà alle 15.30 e durerà all’incirca due ore durante le quali il cantante toscano interagirà con i suoi fan rispondendo alle domande, svelando alcuni segreti del suo imminente tour negli stadi e suonando anche qualche canzone (non necessariamente scritta da lui) su richiesta in versione acustica.

Gabriele Rossetti

A.A.A. cercasi bassista: l’insolita offerta di lavoro di J-Ax sul web

J-AxNel giorno in cui l’Istat registra un nuovo record di disoccupati in Italia, 3 milioni come mai era accaduto dal 1992, sul web spunta un’offerta di lavoro alquanto insolita. Chi è costantemente impegnato nella ricerca di impiego sa bene che i canali per mettersi in contatto con le aziende sono ormai molteplici. Se le opportunità sono aumentate gran parte del merito lo si deve soprattutto ai social network e proprio dal principale di questi, Facebook, il rapper milanese J-Ax (al secolo Alessandro Aleotti) ha lanciato una proposta allettante che ha mandato in visibilio i fan.

Attraverso la sua pagina ufficiale di Facebook, l’ex leader degli Articolo 31 ha pubblicato un video dal titolo inequivocabile: cercasi  bassista. Ebbene sì, J-Ax e la sua band sfruttano il web per offrire un posto di lavoro e sono alla ricerca di un nuovo componente da unire all’Accademia delle teste dure per gli spettacoli dal vivo.

«Stiamo vivendo un momento molto difficile nel nostro Paese. Vogliamo mettere in atto un piccolo provvedimento per dare lavoro. Non possiamo creare un milione di posti di lavoro, ma ne creiamo uno» dice il cantante nel video, sottolineando serietà e ufficialità dell’iniziativa. Per fare colpo su Ax e la band è necessario caricare un video, una sorta di curriculum virtuale nel quale mostrare tutto il proprio talento alle prese con lo strumento a 4 corde.

L’annuncio ha riscosso grande successo e nel giro di poche ore il post di J-Ax è stato commentato, condiviso e inondato di link dei fan disposti a tutto pur di poter suonare al fianco del rapper che selezionerà i migliori e, attraverso le audizioni, dichiarerà il vincitore. O meglio, l’assunto.

Gabriele Rossetti