ilnotiziabile compie un anno; 365 giorni al vostro fianco

ilnotiziabileQuesta sì che è una notizia! Quella di oggi è una giornata speciale per ilnotiziabileche festeggia il primo anno di vita. Il primo marzo di un anno fa nasceva infatti una “creatura” dal destino incerto e dal futuro quanto mai nebuloso. Un’avventura che non pensavo potesse riscuotere tanto interesse e raggiungere così tante persone sparse per il mondo; dall’Egitto al Venezuela, da Taiwan al Barhain, dalla Giamaica ad Hong Kong. Chi lo avrebbe anche solo immaginato dodici mesi fa… Di certo non io che ho dato vita a questo “progetto” per caso, per piacere personale, per divertimento e con la convinzione – evidentemente errata – che «tanto chi vuoi che ti legga?». Col passare dei giorni, invece, mi sono dovuto ricredere. Le visualizzazioni sono aumentate a dismisura e con loro i followers (che vorrei poter ringraziare uno ad uno) che hanno cominciato ad apprezzarne forma e contenuti.

La nascita di questo blog è legata a un periodo particolare della mia vita; in seguito all’ennesima delusione lavorativa ho deciso che avrei occupato parte del mio tempo con ciò che più mi piace e, una volta tanto, pensando solo a me stesso. Perché continuare a scrivere gratis – o quasi – per gli altri, quando posso farlo tranquillamente per me? La risposta a questa domanda è sotto gli occhi di tutti e solamente grazie a voi lettori oggi, a distanza di un anno, sono davvero entusiasta di aver intrapreso questa strada.

notiziàbile agg. [der. di notizia]. – Di fatto, evento e sim., che costituisce una notizia e, quindi, suscita l’interesse dei mezzi di informazione.                                                                                                (Enciclopedia Treccani)

Non mi sono mai reputato uno scrittore né tantomeno avrei potuto aprire un blog a mo’ di diario personale. Nel mio piccolo ho solamente cercato di fare informazione, spaziando da un tema all’altro e cerando di documentarmi il più possibile prima di scrivere e pubblicare ogni singolo articolo. Una scelta che ha pagato in termini di riconoscimenti e mi ha addirittura portato a ricevere numerosi awards su WordPress. Davvero troppa grazia!

Curioso il fatto che 365 giorni fa il viaggio di questa nuova nascita fosse cominciato parlando di morte, con un post a cui sono molto affezionato per diversi motivi: Down for the count, ovvero la morte nei film di Quentin Tarantino. Nei vari commenti lasciati sulle pagine molti di voi hanno definito questo blog versatile, centrando il vero principio di fondo di questo spazio che non vuole essere monotematico. Nel limiti delle mie conoscenze vi ho raccontato di artemusica, e sport. Alcune delle mie passioni, così come mi appassiona raccontare storie notiziabili. Storie di personaggi che hanno saputo commuovere o strabiliare grazie alle loro sensibilità e qualità. Come Rooie Marck, per esempio, o come la diciottenne Eesha Khare, capace di stupire il mondo grazie ad una invenzione alquanto rivoluzionaria. E poi la verità sugli Ospedali Psichiatrici Giudiziari raccontata in un film, ma anche la splendida iniziativa di un ragazzo siciliano che sogna di vedere in ogni città una via intitolata a Jimi Hendrix.

Questo e molto altro e chissà quanto ancora. Durante questo lungo anno non mi sono dato scadenze né sulla pubblicazione dei post né sulla durata (effettiva) del blog. Semplicemente mi sono lasciato trasportare dalla mia volontà, dal mio tempo libero e, soprattutto, dalle notizie, che sono il vero motore di questo spazio di mondo chiamato ilnotiziabile, lanciato nella Rete ormai un anno fa e che senza di voi – amici di WordPress e non – non sarebbe cresciuto così tanto.
E allora se vi va spegnete la candelina e cantate insieme a me Happy Birthday, tanto abbiamo scoperto essere di dominio pubblico…

Grazie a tutti, di cuore.

Gabriele Rossetti

Scoperti 5 laghi sotterranei in Kenya: risorsa d’acqua per il futuro del paese

acqua potabile africaNonostante la superficie terrestre sia coperta per il 71% da acqua, solamente lo 0,008% dell’acqua totale del pianeta è potenzialmente disponibile. Il problema del libero accesso all’acqua potabile è purtroppo sempre attuale e interessa oltre un miliardo di persone in tutto il mondo, il 60% circa delle quali vive nel continente africano, principalmente in aree rurali. Il diritto all’acqua va considerato a tutti gli effetti quale estensione del diritto alla vita e ogni Nazione dovrebbe attuare gli sforzi necessari per garantirlo alle popolazioni. Nel corso degli anni qualche passo in avanti è stato compiuto e grazie all’innovazione scientifica e tecnologica è stato possibile raggiungere risultati sorprendenti.

Come nel nord del Kenya, dove recentemente è stata scoperta una risorsa d’acqua che potrebbe migliorare la vita degli abitanti della regione, se non addirittura di tutto il paese. A Turkana County, una delle zone più aride del mondo, sono infatti stati scoperti 5 laghi sotterranei che potrebbero rappresentare una svolta per il futuro della popolazione. Oltre a fornire acqua potabile per le persone, questa enorme ricchezza sotterranea potrebbe essere utilizzata anche come fonte di irrigazione, ovviando così all’annosa piaga della siccità che da sempre affligge il territorio africano.

I ritrovamenti sono stati resi possibili grazie alla cooperazione tra il governo keniota e l’UNESCO e con il sostegno finanziario del Giappone, mentre le ricerche vere e proprie sono state effettuate dalla Radar Technologies International, società delle Nazioni Unite che opera nel campo dell’esplorazione di risorse naturali e che ha scoperto i cinque bacini acquiferi mediante l’utilizzo di un sistema così detto WATEX (tecnologia in grado di localizzare l’acqua sotterranea e di farne una mappatura su larga scala). Al momento solo due laghi sono stati identificati e mappati in maniera perfetta mentre per gli altri si attendono ulteriori dati. Gli esperti però non escludono che vi siano altre zone ancora inesplorate che potrebbero riservare le stesse sorprese.

«La scoperta – hanno affermato i responsabili dell’UNESCO – dimostra chiaramente come la scienza e la tecnologia possono contribuire all’industrializzazione e alla crescita economica e risolvere i veri problemi sociali come l’accesso all’acqua». Soprattutto in un paese come il Kenya nel quale 17 milioni di persone, su una popolazione di circa 41 milioni, non hanno accesso sufficiente all’acqua potabile. «Questa ritrovata ricchezza d’acqua – ha detto Judi Wakhungu, segretario del Kenya per l’ambiente – apre una porta verso un futuro più prospero. Ora dobbiamo lavorare per esplorare ulteriormente queste risorse e tutelarle per le generazioni future».

Gabriele Rossetti

Stefano Borgonovo, eroe del nostro tempo sconfitto dalla “Stronza”

baggio_borgonovoCondannato al proprio destino come chiunque altro venga colpito da una malattia degenerativa, dopo otto anni di sofferenza Stefano Borgonovo ha smesso di lottare perdendo la partita più dura. La “Stronza”, così come la chiamava lui stesso – perché odiarla era l’unico modo per rimanere in vita -, lo ha portato via ma non ha potuto cancellare il ricordo di un uomo vero. Un attaccante nato, non soltanto in campo dove ha combattuto contro le difese delle squadre avversarie e per conquistare un posto da titolare nel Milan di un certo Marco Van Basten, ma anche e soprattutto nella vita. Attaccante nato come il titolo del suo libro, pubblicato nel 2010 e scritto con gli occhi. Sì, perché la Sclerosi laterale amiotrofica (anche conosciuta come SLA o morbo di Lou Gehrig) consuma in fretta e paralizza ogni parte del corpo lasciando però la mente lucida e la possibilità di esprimere tutte le proprie emozioni attraverso lo sguardo.

Gli occhi come specchio di un’anima viva che ha voluto far conoscere al mondo, non soltanto quello sportivo, la malattia e la sofferenza, ma anche la dignità di un uomo capace di sorridere alla vita nel momento in cui non ve ne sarebbe stato alcun motivo. «Ho imparato ad apprezzare ciò che mi è rimasto – si legge nel libro -. Gli amici, le sensazioni positive, qualche raro movimento. Prendo il buono della vita e mi sento comunque fortunato, so che addirittura c’è chi ha meno di me. Quindi rido».

Stefano Borgonovo è stato un «eroe del nostro tempo». Lo ha definito così Roberto Baggio, amico prima che compagno di squadra ai tempi della Fiorentina e della Nazionale, uno dei primi a stare accanto alla moglie Chantal e ai quattro figli nei periodi più difficili. baggio-borgonovo«L’impresa più bella che sei riuscito a costruire negli anni – scrive Baggio nella lettera pubblicata dalla Gazzetta dello Sport – è stata quella di trasformare il veleno della malattia in medicina per gli altri». Proprio grazie alla volontà di Stefano Borgonovo e alla Fondazione che porta il suo nome in Italia si è abbattuto un muro nei confronti della SLA, fino a quel momento poco conosciuta, e si è fatto in modo che si agisse concretamente per finanziare la ricerca nel tentativo di combatterla e trovare una cura.

Nato a Giussano nel 1964, Stefano Borgonovo era un ottimo giocatore che forse ha ottenuto meno di quanto avrebbe meritato a livello calcistico. Rapido, dotato di una buona tecnica e di fiuto per il gol, nella sua carriera ha indossato le maglie di Como, Sambenedettese, Milan, Fiorentina, Pescara, Udinese e Brescia. L’ultima esperienza nel mondo del pallone l’ha vissuta da allenatore delle giovanili del Como (dove ha guidato i Pulcini, gli Allievi e la Primavera) sempre con la voglia di sorridere, continuare ad emozionarsi per un gol ed amare la vita. Fino alla fine.

Gabriele Rossetti

Lo Stato della follia, il film che racconta le verità nascoste sugli Ospedali Psichiatrici Giudiziari

locandinaNel nostro Paese sono tanti i luoghi di cui lo Stato ha dimenticato la loro esistenza. Tra questi figurano gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, meglio conosciuti come OPG o, più comunemente, come manicomi criminali. Strutture fatiscenti, vere e proprie carceri all’interno delle quali le persone recluse vengono private di ogni diritto costituzionale: diritto alla salute, alla cura, alla vita. Sono circa 1.500 i malati mentali internati nei sei OPG italiani, rimasti estranei alla Legge Basaglia del 1978 che prevedeva la chiusura degli ospedali psichiatrici e per questo da molti definiti incostituzionali.

Quello delle malattie mentali è un argomento delicato, spesso poco conosciuto e di conseguenza quasi mai affrontato nella maniera corretta. Un argomento che sovente ha catturato l’attenzione del mondo cinematografico, ispirando il lavoro di parecchi registi. Milos Forman in Qualcuno volò sul nido del cuculo, Mark Robson in Bedlam (Manicomio), Terry Gilliam ne L’esercito delle 12 scimmie, ma anche il nostro Pupi Avati ne Il papà di Giovanna o Giulio Manfredonia in Si può fare. Solo una piccola parte di un elenco che in realtà sarebbe decisamente più lungo. Tra questi nomi va inserito anche quello di Francesco Cordio, videomaker indipendente che nel 2010 ha realizzato un documentario sugli OPG per conto della Commissione d’inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio Sanitario Nazionale, presieduta dal neo sindaco di Roma Ignazio Marino.

Il documentario si intitola Lo Stato della follia ed è stato premiato lo scorso marzo al Bif&st di Bari dove ha ottenuto una Menzione Speciale.

Per avere con coraggio documentato la condizione disperata in cui versano gli ultimi OPG italiani, comunemente chiamati manicomi criminali. Uno spietato atto d’accusa e un invito a non dimenticare chi, spesso senza alcuna colpa, per troppo tempo è stato ferito, umiliato e abbandonato

Il film è stato finora proiettato a Roma alla Casa del Cinema, in occasione della terza edizione del Filmfestival “Lo Spiraglio” e al Nuovo Cinema Aquilaall’interno dell’evento Contest – Il documentario in sala. Una terza proiezione è invece prevista venerdì 14 giugno a Firenze presso l’ex ospedale psichiatrico San Salvi. La speranza è che non sia l’ultima, anche se difficilmente verrà distribuito nelle più comuni sale cinematografiche.

Protagonista della pellicola Luigi Rigoni, attore ed ex detenuto che racconta la propria infernale esperienza vissuta in un ospedale psichiatrico. Una testimonianza diretta di chi ha vissuto sulla propria pelle il degrado, l’abbandono e la crudezza di certi luoghi, capaci di togliere ogni cosa una volta varcata la loro soglia.

Gabriele Rossetti

Vita e morte a Pompei ed Ercolano, la mostra del British Museum

Wall painting of the baker Terentius Neo and his wifeSepolte da una catastrofica eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. capace di distruggerle completamente nel giro di 24 ore, Pompei ed Ercolano tornano a rivivere fuori dai confini nazionali dove l’interesse verso l’arte e la cultura dell’epoca romana continua ad essere forte e ad affascinare. Life and death in Pompeii and Herculaneum è l’omaggio di Londra a due delle più fiorenti città romane della costa campana. Dal 28 e fino al 29 settembre 2013 presso il British Musuem sono esposti oltre 250 reperti – la maggior parte dei quali concessi in prestito dalla Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei – frutto delle ricerche archeologiche effettuate quasi 1.700 anni dopo la tragedia. La terribile pioggia di cenere e lapilli fuoriuscita dal vulcano non lasciò scampo alla popolazione, annientando completamente la vita nelle due città.

L’obiettivo dell’esposizione londinese è proprio mostrare un assaggio della vita quotidiana del tempo raccontando attraverso gli oggetti rinvenuti come vivevano i normali cittadini di Pompei ed Ercolano prima dell’eruzione. Usi, costumi e occupazioni della civiltà romana vengono raccontati privilegiando soprattutto il contesto domestico con un occhio di riguardo verso la figura della donna. I reperti emersi dagli scavi archeologici sono frutto della differente collocazione delle due città, le cui diverse posizioni geografiche hanno determinato la conservazione dei materiali sotto la sepoltura. Da un lato Pompei ci ha restituito meravigliosi affreschi, mosaici, statue e calchi dei corpi delle vittime, mentre dall’altra ad Ercolano sono stati preservati parti strutturali di edifici, bassorilievi finemente scolpiti in marmo e pannelli in avorio intagliato in legno.

Per la prima volta nella storia molti dei tesori ritrovati e custoditi lasciano l’Italia per essere ospitati in un altro contesto artistico che sarà sicuramente in grado di apprezzarli e valorizzarli più di quanto non sia stato fatto nel nostro Paese. La recente denuncia del New York Times sul declino di Pompei e questa mostra organizzata dal British Musuem non fanno che confermare ulteriormente quanto sia ricco, importante e appetibile il nostro patrimonio artistico e culturale, del quale troppo spesso ci si dimentica.

Gabriele Rossetti