World Radio Day, giovedì 13 febbraio la giornata indetta dall’UNESCO

world radio dayGiovedì 13 febbraio si celebra il World Radio Day, la giornata indetta dall’UNESCO per sottolineare l’importanza dell’emittente radiofonica come strumento per migliorare la cooperazione internazionale e per incoraggiare le emittenti affinché promuovano la libertà di accesso all’informazione, la libertà di espressione e il rispetto per le diverse culture.

L’iniziativa, nata in seguito ad una richiesta da parte dell’Accademia Spagnola della Radio, è stata ufficialmente approvata il 3 novembre 2011 dalla 36esima Conferenza Generale dell’UNESCO ed è basata sul principio fondamentale di aumentare la consapevolezza nei confronti del ruolo fondamentale ricoperto dalla radio all’interno del tessuto sociale odierno o, per dirla con Marshall McLuhan, del villaggio globale. La radio è infatti riconosciuta come un mezzo di comunicazione a basso costo, adatto per raggiungere chiunque in ogni angolo del Mondo e offrire un sano dibattito pubblico, a prescindere dal livello di istruzione delle persone coinvolte. Tuttavia, si legge sul sito ufficiale dell’evento, ad oggi circa un miliardo di persone non ha accesso alla radio.

La radio tocca intimamente, personalmente, quasi tutti in quanto presenta un mondo di comunicazioni sottintese tra l’insieme scrittore-speaker e l’ascoltatore. Il suo aspetto è proprio questo: è un’esperienza privata. Le sue profondità subliminali sono cariche degli echi risonanti di corni tribali e di antichi tamburi. Ciò è insito nella natura stessa del medium, per il suo potere di trasformare la psiche e la società in un’unica stanza degli echi. [Marshall McLuhan]

Il focus della terza edizione del World Radio Day sarà incentrato sulle donne nella radio; verranno celebrate le figure femminili che hanno contribuito a far nascere, arricchire e sviluppare un mezzo di comunicazione di massa in continua evoluzione. La giornata mondiale della radio promossa dall’ente delle Nazioni Unite ricorre ogni 13 febbraio, giorno dell’anniversario della fondazione della radio dell’ONU, datata 1946.

Gabriele Rossetti

Scoperti 5 laghi sotterranei in Kenya: risorsa d’acqua per il futuro del paese

acqua potabile africaNonostante la superficie terrestre sia coperta per il 71% da acqua, solamente lo 0,008% dell’acqua totale del pianeta è potenzialmente disponibile. Il problema del libero accesso all’acqua potabile è purtroppo sempre attuale e interessa oltre un miliardo di persone in tutto il mondo, il 60% circa delle quali vive nel continente africano, principalmente in aree rurali. Il diritto all’acqua va considerato a tutti gli effetti quale estensione del diritto alla vita e ogni Nazione dovrebbe attuare gli sforzi necessari per garantirlo alle popolazioni. Nel corso degli anni qualche passo in avanti è stato compiuto e grazie all’innovazione scientifica e tecnologica è stato possibile raggiungere risultati sorprendenti.

Come nel nord del Kenya, dove recentemente è stata scoperta una risorsa d’acqua che potrebbe migliorare la vita degli abitanti della regione, se non addirittura di tutto il paese. A Turkana County, una delle zone più aride del mondo, sono infatti stati scoperti 5 laghi sotterranei che potrebbero rappresentare una svolta per il futuro della popolazione. Oltre a fornire acqua potabile per le persone, questa enorme ricchezza sotterranea potrebbe essere utilizzata anche come fonte di irrigazione, ovviando così all’annosa piaga della siccità che da sempre affligge il territorio africano.

I ritrovamenti sono stati resi possibili grazie alla cooperazione tra il governo keniota e l’UNESCO e con il sostegno finanziario del Giappone, mentre le ricerche vere e proprie sono state effettuate dalla Radar Technologies International, società delle Nazioni Unite che opera nel campo dell’esplorazione di risorse naturali e che ha scoperto i cinque bacini acquiferi mediante l’utilizzo di un sistema così detto WATEX (tecnologia in grado di localizzare l’acqua sotterranea e di farne una mappatura su larga scala). Al momento solo due laghi sono stati identificati e mappati in maniera perfetta mentre per gli altri si attendono ulteriori dati. Gli esperti però non escludono che vi siano altre zone ancora inesplorate che potrebbero riservare le stesse sorprese.

«La scoperta – hanno affermato i responsabili dell’UNESCO – dimostra chiaramente come la scienza e la tecnologia possono contribuire all’industrializzazione e alla crescita economica e risolvere i veri problemi sociali come l’accesso all’acqua». Soprattutto in un paese come il Kenya nel quale 17 milioni di persone, su una popolazione di circa 41 milioni, non hanno accesso sufficiente all’acqua potabile. «Questa ritrovata ricchezza d’acqua – ha detto Judi Wakhungu, segretario del Kenya per l’ambiente – apre una porta verso un futuro più prospero. Ora dobbiamo lavorare per esplorare ulteriormente queste risorse e tutelarle per le generazioni future».

Gabriele Rossetti

Dresda, inaugurato il nuovo ponte che fa perdere alla città lo status di patrimonio dell’UNESCO

walschlössenbrücke dresdaQuel ponte non s’ha da fare. O forse sì. Sono passati quattro anni dal giorno dell’approvazione del progetto sino alla inaugurazione di un’opera controversa che la città di Dresda ha pagato a caro, carissimo prezzo con l’esclusione dalla lista dei patrimoni dell’umanità. Troppo forte la necessità di decongestionare il traffico verso il centro e così, con la costruzione di un attraversamento sul fiume Elba alle porte della città, la capitale della Sassonia ha preferito – per non dire dovuto – rinunciare allo status assegnatole dall’UNESCO nel 2004 e di conseguenza ad un un finanziamento di circa un centinaio di milioni di euro l’anno destinato dal governo tedesco ad ogni sito considerato patrimonio dell’umanità.

L’area su cui è stato realizzato il Waldschlösschenbrücke, situata a circa 200 km a sud di Berlino, non lontano dal confine con la Repubblica Ceca, è considerata una delle più belle della Germania e si estende per circa venti chilometri sulle rive del fiume, comprendendo anche la città ed il favoloso centro storico in stile barocco, ricostruito e conservato con cura dopo i bombardamenti degli Alleati durante la Seconda Guerra Mondiale nel 1945.

Il nuovo ponte a quattro corsie costruito sull’Elba è costato 182 milioni di euro ed è stato inaugurato con una passeggiata pubblica alla quale hanno preso parte numerosi cittadini e turisti che presto lasceranno spazio al traffico veicolare. Il centro città dista 1,6 chilometri, troppo pochi secondo l’UNESCO che sin dal 2009 ha osteggiato il progetto inserendo la “Firenze del Nord” nella lista rossa dei patrimoni dell’umanità in pericolo, salvo poi rimuoverla definitivamente dalla lista World Heritage. È la prima volta che l’ente dell’ONU prende una simile decisione in Europa, mentre già era accaduto con lo stato dell’Oman che aveva ridotto del 90% una riserva naturale popolata da antilopi.

Nel corso degli anni la realizzazione del Waldschlösschenbrücke è divenuta oggetto di manifestazioni, azioni legali e dure prese di posizione da parte degli ambientalisti anche se, attraverso un referendum popolare, il 68 per cento degli abitanti si era dichiarato favorevole.

Gabriele Rossetti

Uffizi, spazio espositivo più ampio: 24 nuove sale nell’ala di Ponente

uffiziVentiquattro nuove sale al piano nobile dell’ala di Ponente, per un totale di 1.400 metri quadrati di spazio espositivo in più. Non si ferma la crescita della Galleria degli Uffizi, il museo più visitato in Italia che solo nel 2012 ha fatto registrare oltre un milione e 700mila presenze. Sei di queste 24 nuove sale saranno dedicate alla Maniera moderna e faranno parte dell’esposizione permanente del museo con opere di artisti attivi nella prima metà del Cinquecento quali, fra gli altri, Tiziano, Correggio, Parmigianino, Giorgione, Sebastiano del Piombo, Moroni, Lotto e Savoldo. Altri 17 ambienti verranno invece allestiti per le mostre temporanee, la prima delle quali dedicata a Ferdinando De’ Medici a 300 anni dalla sua scomparsa.

Continua dunque il completamento dei lavori nell’ambito del progetto Nuovi Uffizi, atto a riqualificare e ad arricchire ulteriormente il patrimonio artistico custodito dal Polo Museale Fiorentino che comprende anche le ville medicee, iscritte proprio pochi giorni fa dall’UNESCO nella lista del Patrimonio dell’umanità. Lo scorso 23 giugno, infatti, ventuno componenti del comitato di valutazione dell’ente, riunitisi in Cambogia, hanno inserito nel prestigioso elenco dodici ville e due giardini (Boboli e Pratolino) appartenenti alla famiglia Medici, sparse tra Firenze e il resto del territorio toscano.

Entusiasta per il riconoscimento ottenuto la Regione dovrà dotarsi al più presto di un organismo in grado di occuparsi della gestione di tali ville e, nel frattempo, tramite l’assessore regionale alla Cultura, Cristina Scaletti, fa sapere di essere pronta «a lanciare una nuova immagine della Toscana nel mondo, con percorsi turistici inediti e dedicati che mettano in luce l’anima autentica del Rinascimento che questi siti custodiscono».

Gabriele Rossetti

Italia ultima nella classifica europea per le spese destinate alla cultura

colosseoMentre l’Italia affonda letteralmente a causa della inefficienza di una classe politica non soltanto incapace di formare un governo ma anche di eleggere un Presidente della Repubblica, dall’Europa giungono dati statistici che fanno rabbrividire. Secondo uno studio pubblicato da Eurostat l’Italia figura infatti all’ultimo posto nella classifica degli Stati appartenenti all’Unione europea per le spese destinate alla cultura. Ebbene sì, il Paese con il più alto numero di beni artistici del mondo [fonte Unesco] spende appena l’1,1% del suo Prodotto interno lordo – ampiamente al di sotto della media europea, ferma al 2,2% – per il sostentamento del proprio patrimonio culturale. Meno di Estonia e Lettonia (rispettivamente al secondo e terzo posto della classifica) che con tutto il rispetto possono solamente immaginare cosa voglia dire possedere una così alta concentrazione di monumenti, capolavori e beni presenti in un singolo territorio.

Una tragedia ampiamente annunciata che dimostra come l’Italia non sappia sfruttare le risorse a propria disposizione. Chiunque al nostro posto riuscirebbe a trarre giovamento da un simile patrimonio artistico e culturale, rendendolo un volano per lo sviluppo turistico ed economico. Sembra invece che la Pubblica Amministrazione consideri i beni culturali quasi come un “intralcio”, nonostante l’indotto frutti ogni anno circa il 5% della ricchezza totale del Paese dando lavoro a più di 1,5 milioni di persone. Un paradosso tutto italiano al quale nessuno saprà mai dare una spiegazione. Giusto per capirne la gravità basti pensare che – come emerso dalle stime diffuse dal Sipri e dal Fondo monetario internazionale – l’Italia preferisce spendere di più (1,7%) per le armi.

spesa pubblicaIl rapporto dell’istituto europeo di statistica non si esaurisce, però, con le spese dei 27 Stati dell’Ue destinate alla cultura ma analizza anche gli investimenti effettuati da ogni singolo Paese per l’istruzione, ovvero per il futuro. Un disastro anche lì, dove con l’8,5% del proprio Pil – a fronte di una media europea del 10,9% – l’Italia si posiziona al penultimo posto della classifica, appena un gradino sopra la sempre più disastrata Grecia. Dando un’occhiata ad entrambe le classifiche c’è però un altro dato che desta perplessità e riguarda la situazione della Germania. Seppur ampiamente sopra di noi in quanto a investimenti, la quarta potenza economica mondiale, tanto decantata come modello da seguire per uscire dalla crisi economica, figura anch’essa nelle ultime posizioni a livello europeo, dando l’impressione di essere poco incline alla destinazione di denaro pubblico per cultura e scuola.

dati diffusi da Eurostat fanno riferimento al 2011 ma viene difficile ipotizzare che negli ultimi due anni l’Italia abbia saputo invertire il trend. L’unica consolazione è che peggio di così non si possa certo fare. O forse sì?

Gabriele Rossetti

“Caro Federico”, l’omaggio teatrale di New York al maestro Fellini

federico felliniUn viaggio attraverso la vita privata e il lavoro di uno dei più straordinari maestri del cinema italiano e non solo. Si presenta così “Caro Federico“, l’omaggio che New York ha voluto tributare a Federico Fellini mettendo in scena una piece teatrale per ripercorrere le strade del grande regista riminese, conosciuto in tutto il mondo per le doti dietro la macchina da presa e per la scrittura delle sceneggiature dalle quali sono nati film memorabili.

L’autore di “8½”, “La dolce vita” e “Amarcord” – giusto per citarne alcuni – è stato ricordato sul palcoscenico del Pershing Square Signature Center di New York attraverso un collage di immagini, ricostruzioni, filmati, spezzoni originali dei suoi film e testimonianze dirette dell’epoca di chi ha avuto la fortuna di conoscerlo da vicino: dalla moglie Giulietta Masina ad Alberto Sordi, da Anna Magnani a Marcello Mastroianni. Ad impreziosire il racconto del percorso artistico del quattro volte premio Oscar, le voci narranti di due grandi attori quali Edward Norton e Diane Lane, la quale in un’intervista ha detto che Fellini «è come l’infinito».

L’opera teatrale porta la firma di Guido Torlonia e Ludovica Damiani e rientra in un progetto più ampio denominato “A tribute to the great masters” che lo scorso anno ha messo in scena un evento simile dedicato a Luchino Visconti. L’evento è stato invece organizzato dall’associazione no profit Venezian Heritage presieduta da Isabella Rossellini e dalla Fondazione Fendi, con lo scopo di raccogliere fondi per il restauro delle sculture di Adamo ed Eva nel Palazzo del Doge a Venezia. L’associazione fa infatti parte di un programma dell’Unesco per la Salvaguardia di Venezia ed ha come obiettivo la promozione e il sostegno di iniziative intellettuali, artistiche e scambi culturali tra l’Italia e gli Stati Uniti.

Gabriele Rossetti