Lo Stato della follia, il film che racconta le verità nascoste sugli Ospedali Psichiatrici Giudiziari

locandinaNel nostro Paese sono tanti i luoghi di cui lo Stato ha dimenticato la loro esistenza. Tra questi figurano gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, meglio conosciuti come OPG o, più comunemente, come manicomi criminali. Strutture fatiscenti, vere e proprie carceri all’interno delle quali le persone recluse vengono private di ogni diritto costituzionale: diritto alla salute, alla cura, alla vita. Sono circa 1.500 i malati mentali internati nei sei OPG italiani, rimasti estranei alla Legge Basaglia del 1978 che prevedeva la chiusura degli ospedali psichiatrici e per questo da molti definiti incostituzionali.

Quello delle malattie mentali è un argomento delicato, spesso poco conosciuto e di conseguenza quasi mai affrontato nella maniera corretta. Un argomento che sovente ha catturato l’attenzione del mondo cinematografico, ispirando il lavoro di parecchi registi. Milos Forman in Qualcuno volò sul nido del cuculo, Mark Robson in Bedlam (Manicomio), Terry Gilliam ne L’esercito delle 12 scimmie, ma anche il nostro Pupi Avati ne Il papà di Giovanna o Giulio Manfredonia in Si può fare. Solo una piccola parte di un elenco che in realtà sarebbe decisamente più lungo. Tra questi nomi va inserito anche quello di Francesco Cordio, videomaker indipendente che nel 2010 ha realizzato un documentario sugli OPG per conto della Commissione d’inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio Sanitario Nazionale, presieduta dal neo sindaco di Roma Ignazio Marino.

Il documentario si intitola Lo Stato della follia ed è stato premiato lo scorso marzo al Bif&st di Bari dove ha ottenuto una Menzione Speciale.

Per avere con coraggio documentato la condizione disperata in cui versano gli ultimi OPG italiani, comunemente chiamati manicomi criminali. Uno spietato atto d’accusa e un invito a non dimenticare chi, spesso senza alcuna colpa, per troppo tempo è stato ferito, umiliato e abbandonato

Il film è stato finora proiettato a Roma alla Casa del Cinema, in occasione della terza edizione del Filmfestival “Lo Spiraglio” e al Nuovo Cinema Aquilaall’interno dell’evento Contest – Il documentario in sala. Una terza proiezione è invece prevista venerdì 14 giugno a Firenze presso l’ex ospedale psichiatrico San Salvi. La speranza è che non sia l’ultima, anche se difficilmente verrà distribuito nelle più comuni sale cinematografiche.

Protagonista della pellicola Luigi Rigoni, attore ed ex detenuto che racconta la propria infernale esperienza vissuta in un ospedale psichiatrico. Una testimonianza diretta di chi ha vissuto sulla propria pelle il degrado, l’abbandono e la crudezza di certi luoghi, capaci di togliere ogni cosa una volta varcata la loro soglia.

Gabriele Rossetti

Il declino di Pompei e la burocrazia: la denuncia del New York Times

pompei scaviLa burocrazia italiana vista come una minaccia per Pompei, più dell’eruzione del Vesuvio che nel 79 D.C. portò alla sua distruzione. L’accusa, per nulla velata, arriva niente meno che dalle colonne del New York Times che mette in guardia i propri lettori circa il degrado e il declino di uno dei siti archeologici più visitati al mondo.

«Pompei è sopravvissuta agli scavi iniziati nel XVIII secolo e stoicamente sopporta l’usura di milioni di turisti. Ma ora – si legge nell’articolo -, gli affreschi, le mura e gli eleganti mosaici sono esposti al rischio di una minaccia ancora più grande: la burocrazia dello Stato italiano». Un attacco durissimo quello del quotidiano newyorkese. Un allarme che vuole in realtà essere una denuncia verso le incurie che negli ultimi anni hanno abbandonato Pompei al proprio destino e che invece necessiterebbe solamente di un restauro urgente. I crolli più recenti – come quello della Domus dei Gladiatori nel 2010 – hanno fornito al mondo intero uno spettacolo indecoroso, degno di un Paese incivile e totalmente incapace di tutelare un patrimonio artistico e culturale che ogni anno attira oltre 2,3 milioni di turisti.

I problemi di fondo sono però altri come la mancanza di pianificazione strategica e la riduzione di personale che non garantiscono una corretta gestione del sito archeologico. Lo scorso febbraio l’Unione europea e il governo italiano hanno stanziato circa 105 milioni di euro per un programma di aiuti a sostegno di Pompei ma il rischio più grande – neanche a dirlo – è rappresentato dalle infiltrazioni mafiose nei lavori di ristrutturazione. La camorra è ora il nemico da combattere e arginare per proteggere la città e le sue aree più a rischio. Le Forze dell’Ordine hanno già arrestato il capo di una società di costruzioni, accusato di gonfiare i costi, ed altri controlli sono stati effettuati per scongiurare la presenza di appalti truccati in uno dei territori con la più alta concentrazione di criminalità organizzata d’Italia e d’Europa.

Le vicissitudini di Pompei si perpetuano purtroppo da decenni senza che le istituzioni abbiano mai  saputo porvi rimedio in alcun modo. Nel 1956 le strutture di Pompei aperte al pubblico erano 64, oggi sono solamente cinque. Basterebbe questo dato a rendere più evidente lo scempio.

Gabriele Rossetti