Canaletto torna a Venezia, mostra temporanea unica ma a prezzi folli

canaletto Per allestire una mostra di rilievo non è detto che vi sia bisogno di esporre un numero spropositato di opere. Ci sono alcuni (rari) casi in cui basta un solo capolavoro per creare un evento unico. È quanto succederà tra circa un mese con una delle più importanti opere di Giovanni Antonio Canal, meglio conosciuto come Canaletto, che dopo duecentosettanta anni torna nel luogo in cui ebbe origine per dare vita ad una esperienza irripetibile. Venezia è pronta ad accogliere L’entrata nel Canal Grande dalla Basilica della Salute, considerato tra i lavori più riusciti del pittore vedutista vissuto a cavallo tra il XVII e il XVIII secolo.

Per ottenere la massima aderenza e coerenza con il paesaggio da rappresentare il pittore veneziano era solito avvalersi della camera ottica, utilizzata anche per la creazione di questo meraviglioso dipinto che raffigura uno scorcio del Canal Grande con le immancabili gondole e una veduta della Basilica della Salute ed è stato realizzato come ex voto della città per la salute ritrovata dopo l’ennesima pestilenza. La prospettiva è quella che si ha da una finestra del loggiato dell’Abbazia di San Gregorio, il luogo in cui venne realizzato il quadro e lo stesso nel quale verrà nuovamente esposto. Proveniente dalla Collezione Terruzzi, l’opera sarà infatti allestita dal 10 novembre al 27 dicembre (con orario continuato 24 ore su 24) negli spazi dell’Abbazia, di proprietà della famiglia Buziol.

«Più che una mostra vuol essere soprattutto un’esperienza emozionale», fanno sapere gli organizzatori che non a caso hanno programmato l’esposizione nel periodo in cui in città si festeggia la Madonna della Salute. Un video realizzato dal regista e sceneggiatore Francesco Patierno introdurrà l’opera dell’artista veneziano ai visitatori dell’esposizione che, però, non sarà alla portata di chiunque. Per accedere alle sale dell’Abbazia di San Gregorio bisognerà infatti prenotarsi ma, soprattutto, essere disposti a sborsare cifre stellari. L’unica nota stonata è proprio rappresentata dal costo dei biglietti: da un minimo di 35 euro a testa per una visita diurna di gruppo (otto persone) si passa ai 50 euro a testa per una visita notturna sempre di gruppo. Il prezzo sale e di molto per chi è intenzionato ad ammirare l’eccezionale dipinto in solitaria: in questo caso il costo è di 280 euro per la visita diurna e 400 euro per quella notturna.

Il ritorno del Canaletto a Venezia è merito della famiglia Buziol, in particolare dei giovani fratelli Silvia e Giampaolo che nel 2010 visitarono la mostra “Canaletto e i suoi rivali” presso la National Gallery di Londra. Tra le opere esposte c’era anche L’entrata nel Canal Grande dalla Basilica della Salute che li colpì per quella veduta così familiare e che ha portato i Buziol a voler allestire la mostra proprio in quel luogo. Il capolavoro di Canaletto venne realizzato tra il 1740 ed il 1745 in tre copie pressoché identiche, una delle quali è di proprietà delle Collezioni Reali della Regina Elisabetta II. Non la copia in questione che invece lasciò Venezia quando venne acquistata da una famiglia nobiliare inglese che in seguito la cedette al Duca di Kent. L’ultimo passaggio di consegne avvenne nell’aprile del 1970 quando l’opera venne battuta all’asta da Sotheby’s a Londra, finendo nelle mani dell’attuale proprietà che prima di riportarla finalmente a Venezia ha consentito che venisse esposta temporaneamente al Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, al Vittoriano di Roma, a Palazzo Reale a Milano e al Museo Maillol di Parigi.

Gabriele Rossetti

“Tous mécènes!”, colletta online per restaurare la Nike di Samotracia

nike di samotraciaSe avete in programma un viaggio a Parigi con annessa – e immancabile – visita al Louvre, forse sarebbe meglio rimandare fino a maggio. Prima di allora, infatti, i visitatori del museo più famoso del mondo non potranno ammirare uno dei capolavori maggiormente apprezzati. Stiamo parlando della Nike di Samotracia, una delle tre meraviglie esposte nel museo parigino, insieme alla Gioconda e alla Venere di Milo, che lascerà temporaneamente la sua collocazione in cima allo scalone Daru per sottoporsi a lavori di restauro. Un restauro non urgente ma opportuno, fanno sapere dal museo, in grado di ridare «splendore» alla statua che nel corso degli anni si è notevolmente scurita.

Da tempo i responsabili del Louvre pensavano di restaurare l’opera affinché venisse conservata e preservata al meglio e pare che finalmente abbiano trovato il momento giusto, nonostante il periodo storico non consenta una immediata reperibilità di fondi. Il costo complessivo del restauro si aggira infatti intorno ai 4 milioni di euro, tre dei quali verranno coperti da altrettanti sponsor (Nippon Television Holdings, fondazione Marc Ladreit de Lacharrière e Bank of America Merrill Lynch). Per recuperare il milione che manca il Louvre ha invece pensato di interpellare gli amanti dell’arte, affidandosi al loro buon cuore. In che modo? Dando vita ad una sorta di colletta online intitolata “Tous mécènes!”, attraverso la quale chiunque potrà offrire il proprio contributo donando la cifra che ritiene più consona. Per aiutare gli organizzatori a raggiungere l’obiettivo è necessario collegarsi al sito internet dell’iniziativa e seguire le istruzioni. Chiedere aiuto alle persone comuni attraverso una sottoscrizione è una formula già sperimentata in passato dal Louvre che ha sempre portato i frutti sperati. Ecco perché anche in questa occasione il museo appare fiducioso.

Ogni martedì (giorno di chiusura del museo) per cinque settimane la Nike di Samotracia verrà smontata pezzo per pezzo e imballata prima di venire trasferita nella sala dei Sette camini dove verrà restaurata sotto la attenta supervisione di una Commissione internazionale. Nel frattempo anche la scalinata che collega la Galerie d’Apollon e il Salon Carré, dai cui gradini passano ogni giorno migliaia di persone, subirà un accurato restyling in vista di maggio, quando farà ritorno la vera attrazione.

Conosciuta anche come Vittoria di Samotracia, la scultura è realizzata in marmo pario (bianco, pregiato, proveniente dall’isola di Paros in Grecia) e venne ritrovata proprio nei pressi di Samotracia nel 1863 senza testa né braccia. L’autore dell’opera è sconosciuto anche se è stata più volte attribuita a Pitocrito. Risalente al 200 a.C., la Nike (dea della vittoria, in greco) è uno dei simboli dell’epoca ellenistica e rappresenta una giovane dea alata che porta l’annuncio delle vittorie militari. A lavori ultimati, quando si ripresenterà, sarà possibile ammirarne nuovamente tutto il suo antico splendore.

Gabriele Rossetti

Pisa, il murale “Tuttomondo” di Keith Haring ottiene il vincolo della Soprintendenza: vivrà per sempre

tuttomondoLa voce era circolata da parecchio tempo e si attendeva solamente l’ufficialità, ma ora che è arrivata gli appassionati di arte possono finalmente tirare un sospiro di sollievo. Il murale Tuttomondo, realizzato a Pisa nel 1989 da Keith Haring, ha ottenuto il vincolo della Soprintendenza ed è stato dichiarato di “interesse storico-artistico particolarmente importante”. Attraverso il decreto 335/2013 il ministero dei Beni culturali ha così formalmente inserito l’opera, l’unica realizzata da Haring presente sul territorio italiano, tra i monumenti sottoposti a tutela. Il vincolo della Soprintendenza sta a significare che il capolavoro realizzato sulla parete esterna della chiesa di Sant’Antonio Abate vivrà per sempre e che una volta tanto – in termini di cultura – le istituzioni italiane hanno saputo dare il giusto riconoscimento a quello che va considerato a tutti gli effetti un patrimonio.

La decisione del ministero dei beni Culturali è stata presa in netto anticipo rispetto al consueto iter che prevede l’applicazione del vincolo al normale decorso dei 50 anni della realizzazione dell’opera e che solitamente viene applicato ai lavori degli artisti riconosciuti di chiara fama.

tuttomondo keith haringIl governo italiano ha così reso omaggio al grande genio artistico di Keith Haring che definì Pisa «un paradiso» e pensò l’opera proprio nella speranza che rimanesse permanente. Realizzato un anno prima della sua morte, Tuttomondo è considerato il testamento spirituale ed è l’ultima opera pubblica dell’artista newyorkese. Per la sua realizzazione sono state utilizzate tempere acriliche su una superficie di 180 metri quadrati ed il grande dipinto ritrae 30 figure, concatenate tra loro nel tipico stile inconfondibile di Haring, che vogliono simboleggiare la pace e l’armonia del mondo. Da poco restaurata per conservarla in maniera idonea e per rallentarne il processo di invecchiamento, l’opera è una delle rarissime (tra quelle contemporanee) ad essere vincolate dalla Soprintendenza per i beni artistici.

Gabriele Rossetti

Dresda, inaugurato il nuovo ponte che fa perdere alla città lo status di patrimonio dell’UNESCO

walschlössenbrücke dresdaQuel ponte non s’ha da fare. O forse sì. Sono passati quattro anni dal giorno dell’approvazione del progetto sino alla inaugurazione di un’opera controversa che la città di Dresda ha pagato a caro, carissimo prezzo con l’esclusione dalla lista dei patrimoni dell’umanità. Troppo forte la necessità di decongestionare il traffico verso il centro e così, con la costruzione di un attraversamento sul fiume Elba alle porte della città, la capitale della Sassonia ha preferito – per non dire dovuto – rinunciare allo status assegnatole dall’UNESCO nel 2004 e di conseguenza ad un un finanziamento di circa un centinaio di milioni di euro l’anno destinato dal governo tedesco ad ogni sito considerato patrimonio dell’umanità.

L’area su cui è stato realizzato il Waldschlösschenbrücke, situata a circa 200 km a sud di Berlino, non lontano dal confine con la Repubblica Ceca, è considerata una delle più belle della Germania e si estende per circa venti chilometri sulle rive del fiume, comprendendo anche la città ed il favoloso centro storico in stile barocco, ricostruito e conservato con cura dopo i bombardamenti degli Alleati durante la Seconda Guerra Mondiale nel 1945.

Il nuovo ponte a quattro corsie costruito sull’Elba è costato 182 milioni di euro ed è stato inaugurato con una passeggiata pubblica alla quale hanno preso parte numerosi cittadini e turisti che presto lasceranno spazio al traffico veicolare. Il centro città dista 1,6 chilometri, troppo pochi secondo l’UNESCO che sin dal 2009 ha osteggiato il progetto inserendo la “Firenze del Nord” nella lista rossa dei patrimoni dell’umanità in pericolo, salvo poi rimuoverla definitivamente dalla lista World Heritage. È la prima volta che l’ente dell’ONU prende una simile decisione in Europa, mentre già era accaduto con lo stato dell’Oman che aveva ridotto del 90% una riserva naturale popolata da antilopi.

Nel corso degli anni la realizzazione del Waldschlösschenbrücke è divenuta oggetto di manifestazioni, azioni legali e dure prese di posizione da parte degli ambientalisti anche se, attraverso un referendum popolare, il 68 per cento degli abitanti si era dichiarato favorevole.

Gabriele Rossetti

“Slave Labour”, il murales di Banksy venduto all’asta a Londra

slave labour banskyUn bambino scalzo, inginocchiato e intento a cucire a macchina una serie di Union Jack, la bandiera della Gran Bretagna. È questa una tra le opere più famose di Banksy. Il murales realizzato da uno dei maggiori esponenti della street art è stato venduto all’asta a Londra per 750mila sterline (circa 1 milione di euro).

L’opera è stata messa sul mercato da una società di servizi per vip, la Sincura Group, dopo che già negli scorsi mesi un’altra asta era stata sospesa a Miami in seguito alle forti proteste dei residenti del quartiere in cui il murales era stato realizzato. Fece infatti la sua comparsa sulla parete di un discount a Wood Green, Londra nord, nel maggio del 2012, poco prima delle celebrazioni del Giubileo di Diamante della Regina Elisabetta II, salvo poi venire rimossa dal muro nel febbraio scorso per essere messa all’asta negli Stati Uniti.

Il graffito intitolato “Slave Labour” rappresenta una critica verso lo sfruttamento del lavoro minorile e vuole simboleggiare tutti i bambini schiavi del mondo. Come ogni altro lavoro dell’artista originario di Bristol è divenuto celebre in poco tempo al punto da richiamare numerosi turisti, indirizzati verso l’opera grazie anche all’installazione di cartelli stradali posizionati all’uscita della metropolitana. Proprio la possibile perdita del murales e dei suoi visitatori ha alimentato le polemiche di residenti e politici locali che adesso si augurano che il compratore – del quale non è stata rivelata l’identità – voglia restituire al quartiere il dono di Banksy. Difficile che ciò avvenga anche perché pare che l’acquirente sia un collezionista americano.

Attribuito a Banksy, in realtà “Slave Labour” non è mai stato autenticato ma gli esperti sono certi che sia stato realizzato dall’artista, che nel 2008 ha introdotto un servizio di autenticazione delle sue opere (denominato Pest control) al fine di regolamentare il mercato dei suoi lavori.

Gabriele Rossetti

(Foto: © Peter Macdiarmid, Getty Images)