La beffa delle false “Teste di Modì” torna in auge in una canzone di Caparezza

Le false Teste di ModìTrent’anni fa la città di Livorno si apprestava a rendere omaggio ad uno dei suoi figli più illustri, organizzando una mostra celebrativa per il centenario della nascita di Amedeo Modigliani. Oltre ad allestire lo spazio espositivo del Museo Progressivo di Arte Moderna con alcuni lavori dell’artista, per l’occasione la direttrice del museo decise di provare a dare un fondo di verità alla leggenda che da anni circolava tra i livornesi secondo la quale, nel 1909, Modigliani – di rientro da Parigi per un’esposizione temporanea – su consiglio di alcuni amici artisti avrebbe gettato tre sculture nel canale nei pressi di piazza Cavour. Grazie ad un ingente finanziamento il Comune avviò le operazioni di dragaggio dei Fossi Medicei e il 24 luglio, una settimana dopo l’inizio dei lavori, avvennero i primi due sorprendenti ritrovamenti ai quali ne seguì un terzo, datato 10 agosto 1984. Dalle acque del canale emersero infatti tre blocchi di pietra arenaria sui quali erano incisi tre volti, con uno stile che ad un primo sguardo rimandava a quello, inconfondibile, delle opere più famose di Modigliani.

La notizia creò immenso stupore e venne accolta con esaltazione da giornalisti e critici d’arte che si recarono in città per documentare da vicino l’evento e valutare l’autenticità delle “Teste di Modì”. Livorno divenne improvvisamente “capitale dell’arte” e non tardarono ad arrivare giudizi critici di ogni tipo. In molti non esitarono un solo istante nell’attribuire la paternità delle Gli autori di una delle testeopere a Modigliani mentre altri rimasero più cauti, ma si trattava di una minoranza che rimase tale. Dall’euforia per il ritrovamento, ben presto si passò alla delusione mista a rabbia quando iniziò a diffondersi un’altra notizia clamorosa; l’autore dei blocchi di pietra non era affatto Modigliani, bensì tre ragazzi livornesi che rilasciarono un’intervista ad un quotidiano rivendicando la paternità di una delle tre “opere”. I tre studenti, all’epoca dei fatti poco più che ventenni, dichiararono di aver realizzato la scultura con un semplice trapano e di averla gettata nel canale proprio nei giorni in cui iniziarono le ricerche. «Continuavano a non trovare niente – disse uno di loro facendo riferimento alle operazioni di dragaggio -, così abbiamo deciso di fargli trovare qualcosa».

Quella che sembrava a tutti gli effetti una scoperta sensazionale si rivelò in realtà una beffa eclatante. Pietro Luridiana, Michele Ghelarducci e Pierfrancesco Ferrucci (questi i nomi degli autori della beffa) si presero gioco delle istituzioni e di numerosi critici d’arte e vennero addirittura invitati dalla Rai a riprodurre – in prima serata e in diretta tv – la scultura per dimostrare le loro reali qualità. Il falso venne nuovamente riprodotto dai tre ragazzi davanti alle telecamere e qualche giorno più tardi uscì allo scoperto anche l’autore delle altre due teste: trattasi di Angelo Froglia, un portuale livornese appassionato di arte che spiegò di aver agito per rivalsa nei confronti dei giudizi della critica. «Il mio intento – rivelò Froglia – era quello di evidenziare come attraverso un processo di persuasione collettiva, attraverso la Rai, i giornali, le chiacchiere tra persone, si potevano condizionare le convinzioni della gente».

A distanza di trent’anni la beffa delle teste di Modigliani non è stata per nulla dimenticata, ma anzi torna in auge grazie ad un artista a tutto tondo come Caparezza (al secolo Michele Salvemini) che nel suo ultimo album Museica, ispirato proprio al mondo dell’arte, dedica alla vicenda una canzone intitolata proprio “Teste di Modì”.

Il 24 luglio ricade la ricorrenza del ritrovamento della seconda testa realizzata dai tre ragazzi livornesi (oggi cinquantenni) che compaiono nel video ufficiale della canzone di Caparezza, il quale ha voluto così omaggiare quel gesto: «Quello scherzo sublime inceppò, seppur involontariamente, i meccanismi del mondo dell’arte. Per tanti fu subito stizza, per me fu subito amore». Nel testo della canzone Caparezza utilizza il suo solito linguaggio tagliente per scagliarsi contro la critica e, più in generale, l’opinione pubblica, che allora come oggi viene condizionata e influenzata dai mass media al punto di far passare per vero qualcosa che in realtà non lo è.

Gabriele Rossetti

“Tous mécènes!”, colletta online per restaurare la Nike di Samotracia

nike di samotraciaSe avete in programma un viaggio a Parigi con annessa – e immancabile – visita al Louvre, forse sarebbe meglio rimandare fino a maggio. Prima di allora, infatti, i visitatori del museo più famoso del mondo non potranno ammirare uno dei capolavori maggiormente apprezzati. Stiamo parlando della Nike di Samotracia, una delle tre meraviglie esposte nel museo parigino, insieme alla Gioconda e alla Venere di Milo, che lascerà temporaneamente la sua collocazione in cima allo scalone Daru per sottoporsi a lavori di restauro. Un restauro non urgente ma opportuno, fanno sapere dal museo, in grado di ridare «splendore» alla statua che nel corso degli anni si è notevolmente scurita.

Da tempo i responsabili del Louvre pensavano di restaurare l’opera affinché venisse conservata e preservata al meglio e pare che finalmente abbiano trovato il momento giusto, nonostante il periodo storico non consenta una immediata reperibilità di fondi. Il costo complessivo del restauro si aggira infatti intorno ai 4 milioni di euro, tre dei quali verranno coperti da altrettanti sponsor (Nippon Television Holdings, fondazione Marc Ladreit de Lacharrière e Bank of America Merrill Lynch). Per recuperare il milione che manca il Louvre ha invece pensato di interpellare gli amanti dell’arte, affidandosi al loro buon cuore. In che modo? Dando vita ad una sorta di colletta online intitolata “Tous mécènes!”, attraverso la quale chiunque potrà offrire il proprio contributo donando la cifra che ritiene più consona. Per aiutare gli organizzatori a raggiungere l’obiettivo è necessario collegarsi al sito internet dell’iniziativa e seguire le istruzioni. Chiedere aiuto alle persone comuni attraverso una sottoscrizione è una formula già sperimentata in passato dal Louvre che ha sempre portato i frutti sperati. Ecco perché anche in questa occasione il museo appare fiducioso.

Ogni martedì (giorno di chiusura del museo) per cinque settimane la Nike di Samotracia verrà smontata pezzo per pezzo e imballata prima di venire trasferita nella sala dei Sette camini dove verrà restaurata sotto la attenta supervisione di una Commissione internazionale. Nel frattempo anche la scalinata che collega la Galerie d’Apollon e il Salon Carré, dai cui gradini passano ogni giorno migliaia di persone, subirà un accurato restyling in vista di maggio, quando farà ritorno la vera attrazione.

Conosciuta anche come Vittoria di Samotracia, la scultura è realizzata in marmo pario (bianco, pregiato, proveniente dall’isola di Paros in Grecia) e venne ritrovata proprio nei pressi di Samotracia nel 1863 senza testa né braccia. L’autore dell’opera è sconosciuto anche se è stata più volte attribuita a Pitocrito. Risalente al 200 a.C., la Nike (dea della vittoria, in greco) è uno dei simboli dell’epoca ellenistica e rappresenta una giovane dea alata che porta l’annuncio delle vittorie militari. A lavori ultimati, quando si ripresenterà, sarà possibile ammirarne nuovamente tutto il suo antico splendore.

Gabriele Rossetti

Parigi, ripulito il muro della casa di Gainsbourg che verrà aperta al pubblico

muro gainsbourgC’è un angolo di Parigi che non sarà più lo stesso. Un angolo in cui una mano di vernice ha cancellato un pezzo di storia della capitale francese, legata ad uno dei suoi simboli: il poeta e cantautore Serge Gainsbourg. L’angolo in questione si trova al numero 5 di rue de Verneuil, VII arrondissement nel quartiere di Saint-Germain-des-Près, ed altri non è che l’indirizzo della casa nella quale Gainsbourg abitò dalla fine degli anni Sessanta fino alla sua scomparsa, avvenuta il 2 marzo 1991. Da quel giorno l’appartamento, 130 metri quadrati, distribuiti su due piani, non è stato più aperto ed è presto divenuto meta di pellegrinaggio dei fans di Gainsbourg che – alla stregua degli ammiratori di Jim Morrison nel cimitero Père Lachaise – hanno cominciato a ricoprire il muro esterno con scritte, disegni, dediche e ricordi personali.

Un colpo d’occhio unico che rendeva omaggio alla creatività dell’artista francese ma che, col passare degli anni, era diventata una “bacheca” a cielo aperto sulla quale chiunque lasciava un segno, talvolta anche inappropriato. La casa di rue de Verneuil è stata anche il luogo in cui si sono consumati gli amori più grandi di Serge Gainsbourg, tra cui la relazione con Brigitte Bardot dalla quale nacque una delle canzoni più famose composte dall’artista, Je t’aime moi non plus, divenuta un successo internazionale ma pubblicata dopo la rottura con l’attrice. La canzone vede la partecipazione della cantante Jane Birkin che diventerà la sua compagna e darà alla luce la figlia Charlotte.

A distanza di ventidue anni proprio la figlia del compianto Gainsbourg ha deciso che fosse giunta l’ora di ripulire dalle scritte la facciata dell’abitazione. Una decisione che ha spaccato l’opinione pubblica parigina, come sempre divisa in casi di questo genere, subito rassicurata da un cartello comparso fuori dall’abitazione: “Ami Serge? Allora rispetta anche questo luogo fino alla fine dei lavori. Ci sarà sempre tempo dopo per la scrittura”. Imbiancare il muro esterno è stato il primo passo verso la ristrutturazione che prevede l’apertura della casa al pubblico che a settembre diverrà un museo, soddisfacendo così la volontà di Charlotte di trasformarla in un luogo di interesse culturale, seppur molto raccolto.

Gabriele Rossetti

Uffizi, spazio espositivo più ampio: 24 nuove sale nell’ala di Ponente

uffiziVentiquattro nuove sale al piano nobile dell’ala di Ponente, per un totale di 1.400 metri quadrati di spazio espositivo in più. Non si ferma la crescita della Galleria degli Uffizi, il museo più visitato in Italia che solo nel 2012 ha fatto registrare oltre un milione e 700mila presenze. Sei di queste 24 nuove sale saranno dedicate alla Maniera moderna e faranno parte dell’esposizione permanente del museo con opere di artisti attivi nella prima metà del Cinquecento quali, fra gli altri, Tiziano, Correggio, Parmigianino, Giorgione, Sebastiano del Piombo, Moroni, Lotto e Savoldo. Altri 17 ambienti verranno invece allestiti per le mostre temporanee, la prima delle quali dedicata a Ferdinando De’ Medici a 300 anni dalla sua scomparsa.

Continua dunque il completamento dei lavori nell’ambito del progetto Nuovi Uffizi, atto a riqualificare e ad arricchire ulteriormente il patrimonio artistico custodito dal Polo Museale Fiorentino che comprende anche le ville medicee, iscritte proprio pochi giorni fa dall’UNESCO nella lista del Patrimonio dell’umanità. Lo scorso 23 giugno, infatti, ventuno componenti del comitato di valutazione dell’ente, riunitisi in Cambogia, hanno inserito nel prestigioso elenco dodici ville e due giardini (Boboli e Pratolino) appartenenti alla famiglia Medici, sparse tra Firenze e il resto del territorio toscano.

Entusiasta per il riconoscimento ottenuto la Regione dovrà dotarsi al più presto di un organismo in grado di occuparsi della gestione di tali ville e, nel frattempo, tramite l’assessore regionale alla Cultura, Cristina Scaletti, fa sapere di essere pronta «a lanciare una nuova immagine della Toscana nel mondo, con percorsi turistici inediti e dedicati che mettano in luce l’anima autentica del Rinascimento che questi siti custodiscono».

Gabriele Rossetti

Art Everywhere, opere d’arte sui cartelloni pubblicitari della Gran Bretagna

Lucian Freud, Man’s Head (Self Portrait I), 1963, Whitworth Art GalleryL’arte accessibile a tutti e visibile passeggiando liberamente per… le strade della Gran Bretagna. È il progetto Art Everywhere attraverso il quale il Regno Unito punta a diventare la più grande galleria d’arte pubblica al mondo. L’iniziativa benefica è promossa da Innocent Drinks in collaborazione con Tate Modern ed Art Fund e coinvolge tutta la popolazione che potrà scegliere ed esprimere le proprie preferenze circa gli artisti e le opere che vorrà vedere esposte lungo le vie di tutta la nazione. Più precisamente sui cartelloni pubblicitari sparsi per il territorio britannico. Dal 10 al 25 agosto le strade della Gran Bretagna prenderanno le sembianze di un immenso museo a cielo aperto nelle quali si potranno ammirare vere e proprie opere artistiche al posto delle comuni pubblicità.

«Portare immagini come queste sulle nostre strade servirà a stimolare il dibattito sull’identità inglese, e sulle caratteristiche e le qualità della British Art», ha commentato Nicholas Serota, direttore della Tate Modern. Un dibattito che si aprirà già con la scelta – attraverso una votazione online – delle opere da riprodurre sui cartelloni pubblicitari. Il popolo britannico sarà infatti il vero curatore della “mostra” e a partire dal 24 giugno potrà esprimere le preferenze su una gamma di 100 nomi e 50 opere. Unica discriminante: la scelta, che sarà circoscritta alla sola arte inglese.

Saranno invece circa quindicimila i punti nei quali verranno affisse le opere  le cui stampe saranno finanziate dal pubblico attraverso un processo di crowdfunding disponibile sul sito del progetto. «L’arte è per tutti – ha sottolineato Damien Hirst, tra gli artisti che sostengono l’iniziativa – e tutti coloro che hanno accesso ad essa ne trarranno beneficio».

Attraverso questo progetto gli organizzatori si pongono come obiettivo di avvicinare sempre più gente all’arte e alla cultura, offrendo un ulteriore stimolo per spostarsi dalle strade all’interno delle gallerie o dei musei.

Gabriele Rossetti