Oltre alle foto c’è di più: Instagram lancia la funzione video

instagramFacebook fa sul serio e, nel tentativo di battere la concorrenza di Twitter, lancia una nuova sfida al suo più acerrimo competitor. L’ennesima. Dopo aver ufficializzato l’introduzione degli hashtag l’azienda di Menlo Park ha infatti annunciato una novità assoluta che riguarda Instagramuna delle applicazioni più utilizzate e scaricate per smartphone e tablet, acquisita proprio dal gruppo Facebook nell’aprile del 2012 per circa un miliardo di dollari. Scattare e modificare fotografie quadrate attraverso l’utilizzo di filtri artistici era l’unica funzione disponibile, ma da oggi gli utenti di tutto il mondo avranno anche la possibilità di girare dei video con le stesse modalità, scatenando così la propria fantasia da condividere con gli amici. Per l’occasione sono stati realizzati 13 nuovi filtri mentre l’unica limitazione consiste nella durata, che non potrà superare i 15 secondi di girato.

La nuova funzione di Instagram è stata presentata dal creatore di Facebook Marck Zuckerberg e da Kevin Systrom (co-fondatore dell’applicazione) ed è già disponibile per iPhone e smartphone che utilizzano il sistema operativo Android; non basta far altro che aggiornare l’applicazione. «Nel corso degli ultimi due anni e mezzo – ha detto Systrom -, Instagram è diventata una comunità in cui le persone possono condividere gli attimi più belli catturati in giro per il mondo in modo semplice. Per dare vita ad alcuni momenti, però, non basta un’immagine statica e finora questo tipo di storie non erano presenti su Instagram».

La discussione in merito all’introduzione dei video da parte di Instagram era cominciata da tempo e ha senza dubbio subìto un’accelerazione quando Twitter ha lanciato Vine, applicazione per girare e condividere video (della durata massima di 6 secondi e senza alcun filtro) sul social network. Proprio come avviene per Vine, anche con Instagram potranno essere girati video in un’unica sequenza oppure fermati e ripresi montando diverse sequenze. Oltrea lla durata dei video e alla presenza dei filtri, la maggiore differenza tra l’applicazione di Facebook e quella di Twitter consiste nell’introduzione di una nuova tecnologia denominata Cinema che permette di stabilizzare le riprese attenuando così movimenti bruschi e sobbalzi durante la realizzazione delle immagini.

La battaglia tra i due social network continua senza esclusione di colpi, con un botta e risposta che mantiene viva la competizione. Non v’è dunque da stupirsi se, molto presto, Twitter risponderà all’attacco di Facebook con altre sorprese.

Gabriele Rossetti

Velvet Underground e Andy Warhol Foundation: accordo tra le parti

the velvet underground nicoAlla fine si è scelto di non scegliere. Si è concluso con un nulla di fatto il processo che vedeva contrapposti gli ex membri dei Velvet Underground e la Andy Warhol Foundation. Non è stata emessa alcuna sentenza dal momento che le parti hanno raggiunto un accordo di massima. Oggetto della causa, la famosissima banana disegnata dall’artista e regalata al gruppo che nel 1967 la utilizzò per la copertina dell’album di esordio: The Velvet Underground & Nico. Una delle copertine più famose della storia del rock, resa celebre proprio grazie all’inconfondibile tratto del re della Pop Art.

La causa nei confronti della Fondazione intitolata ad Andy Warhol ha inizio nel gennaio 2012 ed è intentata da Lou Reed e John Cale, storici membri della band i quali contestano all’ente – che si occupa di gestire e proteggere i lavori dell’artista – la commercializzazione dell’opera, riprodotta per la realizzazione di cover per iPhone e iPad. Nonostante il disegno di Warhol non sia protetto da copyright i due fondatori dei Velvet Underground chiedono la sospensione della diffusione e depositano una richiesta di ingiunzione presso la Corte Federale di Manhattan. Secondo Reed e Cale la banana è sinonimo di Velvet Underground e pertanto non può essere (ri)utilizzata nemmeno dalla fondazione che porta il nome dell’artista, scomparso nel 1987.

Il contenzioso tra le due parti si protrae a lungo in tribunale. La Fondazione esclude con fermezza l’accusa di violazione del copyright ritenendola inoltre infondata perché – oltretutto – la band non è più in attività da quarant’anni. Anche il giudice sembra in un primo momento accogliere questa linea difensiva fino al colpo di scena che coincide con la chiusura del caso risalente a pochi giorni fa, che vede le due parti mettersi d’accordo mediante un documento definito “confidenziale” (e chissà quanto denaro in ballo…), risparmiando così alla Corte Federale di New York la fatica di pronunciarsi per l’una o per l’altra.

Gabriele Rossetti

iPhone di plastica a 300 dollari: se anche Apple si converte al low cost

iphonePur di andare incontro a nuovi potenziali clienti con un occhio di riguardo al periodo di crisi finanziaria, la Apple sembrerebbe disposta a snaturare il proprio credo invertendo rotta e strategie mai attutate prima d’ora. L’obiettivo dell’azienda di Cupertino sarebbe quello di allargare i propri orizzonti per andare alla conquista dei mercati orientali (Cina e India su tutti). Per farlo, dovrebbe però adeguarsi ai tempi mettendo in commercio prodotti alla portata delle tasche di tutti. Nasce da qui l’idea – sempre più prossima alla realizzazione – di un nuovo modello di iPhone low cost.

I più esperti motivano la decisione dei vertici Apple come una delle poche, se non l’unica, in grado di salvare l’azienda dalla continua fuga di capitali. Andare alla conquista di mercati finora sottovalutati (o volutamente snobbati) equivarrebbe inoltre a sottrarre clienti alla concorrenza, in particolare al colosso coreano Samsung, e di questi tempi non è davvero un fattore di poco conto.

Il nuovo modello di smartphone low cost dovrebbe essere presentato nel mese di giugno prima dell’iPhone 6, la cui uscita è già stata non a caso posticipata. La vera rivoluzione di Apple consisterebbe nei materiali che andrebbero a costituire il nuovo prodotto; vetro e alluminio verrebbero così sostituiti da policarbonato e plastica contribuendo a  far di conseguenza crollare le spese di produzione. Il prezzo del nuovo iPhone non dovrebbe infatti essere superiore ai 300 dollari, diventando così accessibile anche a fasce della società finora impossibilitate all’acquisto di un telefono griffato Apple. Roba da far rivoltare nella tomba il fondatore della “mela morsicata” Steve Jobs, maniaco dei dettagli e del lusso, la cui filosofia era indirizzata al raggiungimento di una costante perfezione e che mai avrebbe dato il suo benestare ad un simile progetto.

Gabriele Rossetti