Ristrutturata la biblioteca Vijesnica di Sarajevo, simbolo della ricchezza culturale distrutto durante la guerra

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La facciata restaurata della biblioteca di Sarajevo (Afp/Barukcic)

Sarajevo si trovava sotto assedio già da qualche mese quando, nella notte tra il 25 ed il 26 agosto 1992, l’esercito della Republika Srpska attaccò con bombe e cannonate la Vijesnica, sede della biblioteca nazionale di Bosnia ed Erzegovina. Uno dei simboli della ricchezza culturale del paese veniva devastato, distrutto dai bombardamenti e dalle fiamme indomabili che in poche ore divorarono milioni di libri ed ogni altro materiale prezioso (documenti, mappe, manoscritti, fotografie) custodito all’interno dell’edificio in stile moresco. Un patrimonio inestimabile che i vigili del fuoco, i dipendenti della biblioteca e numerosi volontari cercarono di mettere al sicuro nonostante i continui attacchi dei cecchini; solamente un decimo dei volumi contenuti nella struttura riuscì a sfuggire al rogo.

Ventidue anni e 11,5 milioni di euro dopo, la biblioteca nazionale è tornata a risplendere grazie ad una lunga ristrutturazione avvenuta in diverse fasi. I primi lavori di restauro dell’edificio iniziarono nel 1996 mentre l’ultima fase, finanziata in gran parte dall’Unione Europea, si è conclusa qualche mese fa quando la biblioteca è stata restituita ai cittadini. «Fa parte della loro identità», ha dichiarato il giorno dell’inaugurazione il sindaco di Sarajevo Ivo Komsic.

Incendiata e parzialmente distrutta dagli assedianti serbi durante la guerra, la Vijesnica è stata ricostruita in maniera quasi fedele tanto all’esterno quanto all’interno e oltre ad una parte del patrimonio librario della biblioteca nazionale sarà anche sede dell’amministrazione comunale e del Museo di Sarajevo. A dimostrazione che la storia non può essere cancellata.

Gabriele Rossetti

Schianto fatale, muore carbonizzato Sean Edwards. Interpretò suo padre nel film “Rush”

sean edwardsÈ rimasto intrappolato tra le lamiere di una Porsche 996 dopo uno schianto terribile che ha reso vano ogni tentativo di soccorso. Il pilota britannico Sean Edwards ha perso la vita a soli 26 anni, morto carbonizzato in seguito ad un incidente d’auto sul circuito australiano Queensland Raceway a Willowbank, nei pressi di Brisbane. Leader del campionato Porsche Supercup, Edwards è deceduto durante un corso di formazione mentre faceva da istruttore ad un ragazzo di 20 anni (gravissime le sue condizioni) che ha perso il controllo dell’auto andando a sbattere contro un muro di pneumatici.

Un destino beffardo quello che ha colpito il talentuoso automobilista inglese, figlio dell’ex pilota di Formula 1 Guy Edwards. Un destino fatto di intrecci pericolosi e cupe coincidenze dal momento che il padre fu uno dei primi a soccorrere Niki Lauda il primo agosto 1976, quando si gettò nel fuoco per estrarre il collega dalla Ferrari in fiamme dopo l’incidente avvenuto al Nürburgring in Germania. Seppur riportando gravi ustioni, quel giorno Niki Lauda se la cavò grazie anche al coraggio di Guy Edwards.

Un episodio che ha segnato la storia dei motori e più in generale di tutto lo sport, recentemente raccontato in maniera egregia dal regista Ron Howard nel film Rush. La pellicola – attualmente nelle sale – è basata sulla rivalità tra Niki Lauda e James Hunt e la narrazione non poteva prescindere da quell’incidente, la cui scena riprodotta al cinema vede tra i protagonisti proprio Sean Edwards nei panni di suo padre (oggi 70enne).

La finzione ha però presto lasciato il posto ad una realtà ben diversa per Sean, talento puro dell’automobilismo, nel cui palmares sono presenti la vittoria di un campionato europeo GT3 nel 2006 e, quest’anno, della 24 Ore di Dubai e della 24 Ore del Nürburgring.

Gabriele Rossetti

Napoli, Fabio Cannavaro scende in campo per la Città della Scienza

cannavaro«La Città della Scienza è bruciata e noi giochiamo, per ricostruirla!». Con queste poche parole, postate sul suo account ufficiale di Twitter, Fabio Cannavaro ha annunciato non soltanto il ritorno in campo ma soprattutto il suo impegno concreto per far rinascere dalle proprie ceneri un luogo simbolo della sua città, andato distrutto dalle fiamme. L’incendio che lo scorso 4 marzo ha devastato quasi completamente la Città della Scienza di Napoli non ha lasciato indifferente l’ex Pallone d’Oro che sempre dalle pagine del social network fa sapere di voler organizzare una partita d’addio allo Stadio San Paolo con uno scopo ben preciso.

«Ho il desiderio ed il dovere di fare tutto quanto mi è possibile per contribuire a ricostruire la Città della Scienza!», scrive l’ex capitano della Nazionale campione del mondo. «Ci sarà una partita al San Paolo una sera del mese di maggio con tanti amici che hanno giocato con me e contro di me». “Cannavaro & Friends per la Città della Scienza”: un evento benefico dal sicuro ritorno economico – l’incasso sarà devoluto – e mediatico al quale la città partenopea sarà chiamata a rispondere in massa, nel tentativo di dare una mano per la ricostruzione del polo della divulgazione scientifica e culturale.

Nei prossimi giorni Cannavaro si rivolgerà alle istituzioni cittadine e ai vertici del Napoli Calcio ai quali chiederà la massima collaborazione per la realizzazione dell’evento. L’ex difensore non aveva intenzione di disputare una partita per dare il suo addio al calcio giocato ma quanto successo al complesso di Bagnoli evidentemente deve avere cambiato le cose, risvegliando lo spirito di Cannavaro, grande uomo prima che grande campione.

Gabriele Rossetti