Google Cultural Institute promuove il Made in Italy e i suoi casi di maggior successo

Google Cultural Institute Made in Italy

Scoprire i tesori nascosti, le passioni e le tradizioni del Made in Italy. Da oggi è possibile esplorare le eccellenze del nostro Paese grazie al più importante motore di ricerca del mondo che intende promuovere la cultura e diffondere il marchio di fabbrica italiano attraverso la piattaforma Google Cultural Institute dedicata, appunto, al Made in Italy.

Il progetto, realizzato in collaborazione con Unioncamere e il Ministero delle Politiche Agricole, prevede una serie di percorsi espositivi digitali che consentono ai “visitatori” di conoscere alcuni prodotti tipici della tradizione alimentare e artigianale italiana. Dal prosciutto San Daniele al vetro di Murano, dal Parmigiano Reggiano all’arte presepiale partenopea; tutto elencato in rigoroso ordine cronologico e corredato da foto, video, descrizioni e documenti storici. L’interfaccia grafica del portale si presenta semplice e chiara e permette di individuare sulla mappa dell’Italia a quale territorio fanno riferimento i vari prodotti promossi dall’iniziativa.

Il progetto del Google Cultural Institute dedicato al Made in Italy prevede inoltre una sezione a sé stante denominata “Casi di successo” che rimanda al sito eccellenzeindigitale.it e si rivolge direttamente alle imprese online. Il sito si divide a sua volta in due sezioni, “Competenze per il web” e “Supporto sul Territorio”; nella prima – realizzata insieme a Symbola e all’Università Ca’ Foscari di Venezia – vengono presentati gli strumenti per valorizzare le eccellenze italiane tramite il web e raggiungere livelli competitivi, mentre nella seconda viene raccontato l’apporto fornito da Google e Unioncamere per far emergere le imprese sul web e non solo.

Gabriele Rossetti

Batteria del cellulare carica in 20 secondi, l’invenzione di Eesha Khare

eesha khareHa solo diciotto anni Eesha Khare, ma a giudicare da ciò che è riuscita ad inventare non è difficile ipotizzare per lei una brillante carriera da scienziata. La giovane californiana ha infatti sviluppato un meccanismo che permette di ricaricare la batteria di un cellulare in appena 20 secondi. Sì, avete letto bene. Nemmeno il tempo di bere un bicchiere d’acqua che in un futuro prossimo il vostro telefonino potrebbe ricaricarsi completamente. Una scoperta in grado di rivoluzionare il mondo della telefonia e, più in generale, della tecnologia.

Il progetto è stato presentato a Phoenix, Arizona, alla 64esima edizione dell’Intel Foundation Young Scientist Award ed è valso a Eesha Khare un premio da 50mila dollari che le consentiranno di approfondire meglio gli studi e lo sviluppo del prototipo. Ogni anno, attraverso la International Engineering and Science Fair, il colosso informatico Intel organizza un concorso per scienziati in erba su scala mondiale atto a valorizzare i migliori talenti che si confrontano in diverse categorie.

L’invenzione della ragazza di Saratoga consiste nella creazione di un supercondensatore ad alta densità energetica capace di ricaricare in poco tempo – circa 20, 30 secondi al massimo – qualunque dispositivo elettronico. Il condensatore andrebbe quindi a sostituire le vecchie batterie di telefoni cellulari e smartphone garantendo non soltanto una notevole diminuzione dei tempi di ricarica ma anche una maggior durata (circa dieci volte di più rispetto a quelle attuali). Fino ad oggi il prototipo è stato provato solamente per alimentare una luce a LED ma ha funzionato a meraviglia, lasciando ampie speranze per i prossimi test su altri dispositivi.

Al momento non è dato sapere se il futuro della tecnologia passerà attraverso questa invenzione, ma certo è che la scoperta di Eesha Khare ha già messo la pulce nell’orecchio niente meno che agli uomini di Google…

Gabriele Rossetti

Francia, tassa su smartphone e tablet per finanziare la cultura

smartphone-tabletTassare l’acquisto di smartphone e tablet per finanziare la cultura. Sembra essere questa la soluzione francese verso il rilancio dei prodotti culturali. Padre dell’idea il giornalista e uomo d’affari Pierre Lescure che ha ricevuto dal governo il compito di trovare le risorse per sviluppare e sostenere la cultura nell’era del digitale. Dopo dieci mesi di duro lavoro il manager transalpino, fondatore di Canal Plus e da cinque anni direttore del Théâtre Marigny, ha stilato un rapporto contenente circa un’ottantina di proposte per ovviare il problema.

Tra queste, come riporta Le Figaro, quella che farà più discutere è senza dubbio la tassazione dei cellulari di ultima generazione e dei tablet – e con essi i principali produttori quali Apple, Samsung, Google e Amazon. Prima della sua approvazione il rapporto di Lescure dovrà però essere vagliato del Presidente della Repubblica François Hollande e dal ministro della Cultura Aurélie Filippetti i quali sono intenzionati a difendere in ogni modo l’eccezione culturale, ovvero – per dirla con le parole dell’Enciclopedia Treccani – “la deroga al principio del libero mercato, finalizzata a proteggere l’identità e le specificità di una cultura dal rischio di una progressiva convergenza verso un modello culturale unico”.

I prodotti culturali non possono essere considerati una merce come le altre; da qui l’idea di Lescure relativa alla tassazione, la cui riflessione parte dal dal fatto che i consumatori si dimostrano spesso riluttanti a spendere pochi euro per scaricare un album musicale su una piattaforma digitale mentre non esitano a spenderne molti di più per acquistare un tablet o uno smartphone. Se sono disposti a sborsare così tanto, ha pensato Pierre Lescure, non sarà per loro un problema pagare una tassa destinata a finanziare la cultura.

Tra le proposte del giornalista vi è un’altra misura che se introdotta potrebbe facilitare a rintracciare risorse e riguarda il download legale, in contrasto con il fenomeno della pirateria. La proposta prevede criteri meno repressivi rispetto a quelli attuati da Sarkozy e dalla legge Hadopi che consentiva di “staccare la spina” agli utenti che si apprestavano ad effettuare il terzo download illegale di musica, film, libri o quant’altro. Nel rapporto di Lescure non è prevista la sospensione del servizio ma solamente una multa a chi scarica illegalmente, incentivando così il download lecito dei prodotti culturali attraverso una migliore reperibilità degli stessi e una ridistribuzione del servizio.

Gabriele Rossetti

Istella, il motore di ricerca italiano che non vuole somigliare a Google

istellaSono in molti a chiedersi a cosa possa servire e quali risultati voglia cercare di ottenere, ma da oggi anche l’Italia ha un suo nuovo motore di ricerca sul web. Si chiama istella ed è l’ultima scommessa di Tiscali, società di telecomunicazioni fondata dall’ex Governatore della Sardegna Renato Soru. E proprio al dialetto sardo deve il nome (stella, in italiano) il nuovo progetto dell’azienda; un’innovazione tecnologica a tutti gli effetti che fa il suo esordio online forse con un po’ di ritardo. Sicuramente in un periodo nel quale la supremazia di Google ha tarpato le ali ad ogni progetto a lui similare. Soru, presidente e amministratore delegato di Tiscali, chiarisce subito che istella non vuole in alcun modo contrastare lo strapotere di Google – anche perché non potrebbe in alcun modo -, ma vuole piuttosto essere un servizio complementare al colosso di Mountain View.

Istella aspira a diventare un nuovo modello capace di esportare e valorizzare la cultura italiana. Il motore di ricerca è stato infatti pensato e ideato per indicizzare soprattutto i domini italiani ed è basato sui principi di ricerca, condivisione e partecipazione. Degli utenti, ovviamente, i quali sono chiamati a contribuire ad accrescere il database del nuovo motore di ricerca perché, come dice Soru citando Calvino, «ogni uomo è una enciclopedia». Grazie ad accordi con istituzioni, enti,e associazioni, saranno inoltre indicizzati anche dati preziosi come quelli dell’Enciclopedia Treccani e degli archivi e dei cataloghi del ministero dei Beni Culturali.

La nuova creatura di Tiscali ha inoltre un’impostazione simile a quella dei social network grazie alla quale gli utenti possono condividere testi, immagini, audio e video e registrarsi per poi diventare followers degli altri iscritti alla community. Una differenza con Google istella effettivamente ce l’ha, cioè quella di non conservare i comportamenti nelle ricerche degli utenti, i quali non vengono neanche tracciati. Una differenza sostanziale che però ha fatto la fortuna di Google e del suo business plan… Il modello di business di Tiscali, fa sapere Soru, è comunque analogo agli altri motori di ricerca e prevede la vendita della pubblicità e delle parole chiave.

È nata una nuova istella, la speranza è che riesca a rendersi visibile nell’infinito universo del web.

Gabriele Rossetti

Google, partito il progetto Art Talks: lezioni e appuntamenti dai musei

google projectLa cultura accessibile a chiunque e a portata di click. Ha preso il via mercoledì 6 marzo il nuovo progetto realizzato da Google dedicato al mondo dell’arte. Art Talks, questo il nome dell’ennesimo esperimento del motore di ricerca che avrà il compito di portare le opere esposte in alcuni dei musei più importanti del mondo sullo schermo di un pc. Grazie alle dirette in Hangout sulle pagine dedicate di Google Plus e YouTube, sarà infatti possibile assistere a vere e proprie lezioni tenute dagli esperti del settore: direttori dei musei, storici e curatori di mostre, fungeranno da guida per tutti gli spettatori online comodamente seduti in poltrona.

Un vero e proprio insegnamento dell’arte 2.0 che ogni mese porterà gli appassionati alla scoperta delle storie che si celano dietro le opere e ai segreti che accompagnano la realizzazione di un evento espositivo. La prima lezione si è tenuta niente meno che dal Moma di New York e ha visto la partecipazione di artisti e studenti.

Il secondo appuntamento con il Google Art Talks è invece fissato per il 20 marzo quando, in diretta dalla National Gallery di Londra, verrà trattato il tema del nudo femminile. Riflettori puntati anche sulla lezione di aprile dalla National Gallery of Art di Washington nella quale verrà esplorata la storia della “Torre di Babele“, celebre opera di Brueghel. Gli appuntamenti dei prossimi mesi saranno trasmessi in diretta dal Metropolitan Museum of Art, dal Museum of Contemporary Art di Los Angeles, dal Museo Nacional de Arte in Messico e dal Museo di arte Islamica in Qatar, mentre non è al momento prevista alcuna lezione da musei italiani.

L’iniziativa fa parte di un progetto più ampio, il Google Art Project, la cui piattaforma consente proprio a tutti di ammirare migliaia di opere d’arte ed effettuare tour virtuali all’interno dei musei nei quali sono ospitate.

Gabriele Rossetti