Mondiali, i minatori cileni in uno spot a sostegno della Nazionale

minatori cileni

La forza di un popolo la si riconosce (spesso) a margine di grandi avvenimenti. Tragici o epici che siano. Negli ultimi anni c’è un popolo che ha saputo dimostrare la propria forza dovendo fronteggiare quella che avrebbe potuto essere un’immensa tragedia, ma che fortunatamente si è conclusa con un finale epico. È la terribile storia dei 33 minatori cileni, rimasti intrappolati per 69 giorni a 700 metri di profondità dentro una miniera di oro e rame di San José, nel nord del Cile. La vicenda fece presto il giro del mondo e da quel 5 agosto del 2010 le sorti dei minatori vennero raccontate quotidianamente, alimentando ad ogni latitudine un senso di angoscia che svanì solamente il 13 ottobre, giorno in cui si conclusero, in diretta televisiva, le complicate operazioni di salvataggio.

I cileni non hanno certo dimenticato quei 69 giorni di dolore ma, anzi, hanno acquisito da quell’evento ulteriore forza, determinazione e attaccamento alle proprie radici. Valori che tornano utili in questi giorni, alla viglia dei Mondiali di calcio in Brasile. «Para un chileno nada es imposible», vanno ripetendo come un mantra, alimentando ancor di più l’orgoglio nazionale a sostegno della Nazionale. Inserita in un girone di ferro con Spagna, Olanda e Australia, la Roja (così viene definita la squadra, in virtù della divisa ufficiale) farà il suo esordio al Mondiale venerdì 13 giugno e a cominciare dalla partita contro gli australiani avrà l’arduo compito di non deludere le aspettative di un intero popolo. Per motivare i calciatori in vista della rassegna più importante a livello planetario e fargli sentire il sostegno di tutto il Paese, il Banco de Chile, la seconda banca più grande dello Stato sudamericano, ha realizzato una pubblicità a dir poco suggestiva con testimonial d’eccezione i 33 minatori, assurti loro malgrado a eroi nazionali. Chi meglio di loro per infondere coraggio ai giocatori della selección alla vigilia di un appuntamento tanto atteso?

«La Spagna è difficile? L’Olanda è difficile? Niente è difficile, non ci intimidisce il gruppo della morte», dice Mario Sepúlveda, uno dei minatori, che nello spot fa riferimento al girone dei Mondiali in cui è stato inserito il Cile. Girata nel deserto di Atacama proprio fuori dalla miniera in cui rimasero intrappolati i minatori, la pubblicità ha toni e contorni epici; musica incalzante, montaggio accurato e immagini di repertorio della tragedia sfiorata sono gli ingredienti di una resa perfetta. Nello spot i minatori raccolgono la sabbia del deserto con la quale riempiono dei contenitori da consegnare simbolicamente agli altri protagonisti della Nazione. Quei calciatori nei quali sono racchiuse le speranze di riscatto di un Paese che non teme nulla, neanche la morte. «Non ci importa la morte! Perché la morte l’abbiamo già vinta una volta!».

Gabriele Rossetti

Schianto fatale, muore carbonizzato Sean Edwards. Interpretò suo padre nel film “Rush”

sean edwardsÈ rimasto intrappolato tra le lamiere di una Porsche 996 dopo uno schianto terribile che ha reso vano ogni tentativo di soccorso. Il pilota britannico Sean Edwards ha perso la vita a soli 26 anni, morto carbonizzato in seguito ad un incidente d’auto sul circuito australiano Queensland Raceway a Willowbank, nei pressi di Brisbane. Leader del campionato Porsche Supercup, Edwards è deceduto durante un corso di formazione mentre faceva da istruttore ad un ragazzo di 20 anni (gravissime le sue condizioni) che ha perso il controllo dell’auto andando a sbattere contro un muro di pneumatici.

Un destino beffardo quello che ha colpito il talentuoso automobilista inglese, figlio dell’ex pilota di Formula 1 Guy Edwards. Un destino fatto di intrecci pericolosi e cupe coincidenze dal momento che il padre fu uno dei primi a soccorrere Niki Lauda il primo agosto 1976, quando si gettò nel fuoco per estrarre il collega dalla Ferrari in fiamme dopo l’incidente avvenuto al Nürburgring in Germania. Seppur riportando gravi ustioni, quel giorno Niki Lauda se la cavò grazie anche al coraggio di Guy Edwards.

Un episodio che ha segnato la storia dei motori e più in generale di tutto lo sport, recentemente raccontato in maniera egregia dal regista Ron Howard nel film Rush. La pellicola – attualmente nelle sale – è basata sulla rivalità tra Niki Lauda e James Hunt e la narrazione non poteva prescindere da quell’incidente, la cui scena riprodotta al cinema vede tra i protagonisti proprio Sean Edwards nei panni di suo padre (oggi 70enne).

La finzione ha però presto lasciato il posto ad una realtà ben diversa per Sean, talento puro dell’automobilismo, nel cui palmares sono presenti la vittoria di un campionato europeo GT3 nel 2006 e, quest’anno, della 24 Ore di Dubai e della 24 Ore del Nürburgring.

Gabriele Rossetti