“Not available on the App Store”, uno sticker ricorda la vita reale oltre le app

notonappstoreSiamo ormai talmente immersi nell’era digitale da pensare di poter reperire ogni cosa attraverso il nostro smartphone. Hai bisogno di un itinerario? C’è l’applicazione di Google Maps. Vuoi ascoltare tutta la musica del mondo? Nessun problema, c’è l’app di Spotify. Ti serve conoscere il saldo del conto corrente? Scarica subito l’app del tuo istituto bancario! E così via… Basta una semplice connessione per avere a disposizione qualsiasi cosa. Tutto, tranne la vita reale. Quella offline, che sta oltre le applicazioni.

E proprio dopo aver scandagliato numerose app più o meno innovative un gruppo di studenti svedesi ha lanciato una campagna per ricordare che ogni tanto sarebbe necessario disconnettersi o quanto meno liberarsi dalla dipendenza da smartphone, perché le cose più importanti della nostra vita non si trovano negli app store. I ragazzi, studenti di media digitali, hanno ideato uno sticker con la dicitura  “Not available on the App Store” e si sono mobilitati per applicarlo su superfici fisiche, presenti solo nella vita reale: sulla recinzione di un cortile, per esempio, sulla seduta di un’altalena, su uno scivolo o sopra un triciclo.

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L’adesivo, simile al badge della Apple, è disponibile in varie dimensioni su notonappstore.com, dove è possibile acquistarlo al prezzo di un dollaro oppure stamparlo gratuitamente in formato pdf. Con questa campagna gli ideatori vogliono sensibilizzare le persone e ricordare che le cose belle della vita vanno affrontate in prima persona e non filtrate dallo schermo di un telefono, ma soprattutto vanno condivise in maniera autentica. Alla faccia dei social.

Gabriele Rossetti

Facebook compra WhatsApp, operazione da 19 miliardi di dollari

facebook_whatsappQuattro miliardi di dollari in contanti, dodici miliardi in azioni e altri 3 miliardi destinati – complessivamente – ai fondatori e agli impiegati. Totale: diciannove miliardi di dollari. A tanto ammonta l’operazione più costosa dell’era social, portata avanti da Facebook per acquisire niente meno che un colosso come WhatsApp. Sono stati gli stessi uomini di Mark Zuckerberg, attraverso le pagine del social network più famoso al mondo, ad annunciare l’operazione che andrà ad arricchire ulteriormente entrambe le parti coinvolte.

Fondata nel 2009 da Jan Koum e Brian Acton, WhatsApp ha rivoluzionato il sistema di comunicazione tra le persone; grazie ad un’interfaccia semplice e ad un costo bassissimo, l’applicazione è cresciuta a dismisura raggiungendo oltre 450 milioni di utenti attivi al mese. Inoltre è stato calcolato che nel 2013 sono stati inviati quotidianamente 200 milioni di messaggi vocali, 100 milioni di video messaggi e 600 milioni di foto. Numeri stratosferici di fronte ai quali Zuckerberg non è potuto rimanere indifferente. «WhatsApp è sulla strada per connettere un miliardo di persone – ha commentato Zuckerberg -. Un servizio che raggiunge tale pietra miliare ha un valore incredibile». L’acquisizione dell’applicazione di messaggistica mira quindi ad “accelerare il coinvolgimento degli utenti”, tra i quali vanno considerati anche quelli di Instagram e dello stesso Facebook che dopo dieci anni (da poco compiuti) hanno raggiunto la quota di un miliardo e duecentotrenta milioni.

«Siamo onorati di poter essere partner di Mark e Facebook mentre continuiamo a portare il nostro prodotto a un numero crescente di persone nel mondo» ha ribattuto Jan Koum, che entrerà a far parte del consiglio di amministratore dell’azienda di Zuckerberg. Stando alle cronache i contatti tra i due CEO sarebbe cominciati due anni fa e, dopo un lungo corteggiamento, solo nell’ultima settimana avrebbero siglato l’accordo definitivo per l’acquisizione. Nel comunicato che ha ufficializzato la notizia si legge inoltre che l’app, leader del mercato di messaggistica, “continuerà a esistere come realtà indipendente”.

Dopo aver messo le mani su Instagram nel 2012 (per cui vennero spesi “solo” 736 milioni di dollari) Mark Zuckerberg si assicura quindi un’altra startup di primo piano creando un enorme vuoto intorno a sé. Recentemente il numero uno di Facebook aveva provato a comprare anche Snapchat – segno che una delle politiche aziendali è di fare piazza pulita sul mercato portando a casa “prodotti” competitivi e quanto mai collaudati – ma l’operazione non era andata a buon fine a causa del rifiuto dei fondatori. Rifiuto impensabile per i creatori di WhatsApp, soprattutto di fronte a cifre da capogiro come queste.

Gabriele Rossetti 

I pannolini diventano hi-tech: un codice QR avvisa quando cambiarli

pannolini_techL’innovazione tecnologica non conosce limiti e trova sviluppo nei terreni più impensabili. Quello dei pannolini per neonati, ad esempio, che in un futuro non troppo lontano diverranno hi-tech. Dagli Stati Uniti arriva infatti un’invenzione che potrebbe dare una mano a genitori, nonni e baby sitter i quali, grazie all’utilizzo di uno smartphone, avranno la possibilità di sapere quando è il momento di cambiare le mutandine al bebè, tenendo addirittura sotto controllo la sua salute.

Per quanto bizzarra possa sembrare l’idea nasce dalla Pixie Scientific, azienda americana che ha realizzato un prodotto al cui interno è integrato un sensore in grado di fornire informazioni sullo stato del pannolino. Gli Smart Diapers – così sono stati chiamati – si presentano come i più comuni pannolini, eccezion fatta per la presenza di un codice QR che cambia colore a contatto con l’urina. Ai genitori basterà passare il codice sotto lo smartphone per avere accesso ad una applicazione e controllare così eventuali rischi di infezione urinaria, di disidratazione o anche problemi renali del bambino.

Il prodotto di ultima generazione è già stato brevettato dalla Pixie Scientific che ha comunque in programma la realizzazione, in collaborazione con l’Università della California, di ulteriori test approfonditi al fine di ottenere risultati sempre più attendibili. Il passo successivo dell’azienda sarà chiedere l’autorizzazione alla Food and Drug Administration (FDA) per la commercializzazione di quelli che si apprestano ad essere i pannolini del futuro.

Gabriele Rossetti

Oltre alle foto c’è di più: Instagram lancia la funzione video

instagramFacebook fa sul serio e, nel tentativo di battere la concorrenza di Twitter, lancia una nuova sfida al suo più acerrimo competitor. L’ennesima. Dopo aver ufficializzato l’introduzione degli hashtag l’azienda di Menlo Park ha infatti annunciato una novità assoluta che riguarda Instagramuna delle applicazioni più utilizzate e scaricate per smartphone e tablet, acquisita proprio dal gruppo Facebook nell’aprile del 2012 per circa un miliardo di dollari. Scattare e modificare fotografie quadrate attraverso l’utilizzo di filtri artistici era l’unica funzione disponibile, ma da oggi gli utenti di tutto il mondo avranno anche la possibilità di girare dei video con le stesse modalità, scatenando così la propria fantasia da condividere con gli amici. Per l’occasione sono stati realizzati 13 nuovi filtri mentre l’unica limitazione consiste nella durata, che non potrà superare i 15 secondi di girato.

La nuova funzione di Instagram è stata presentata dal creatore di Facebook Marck Zuckerberg e da Kevin Systrom (co-fondatore dell’applicazione) ed è già disponibile per iPhone e smartphone che utilizzano il sistema operativo Android; non basta far altro che aggiornare l’applicazione. «Nel corso degli ultimi due anni e mezzo – ha detto Systrom -, Instagram è diventata una comunità in cui le persone possono condividere gli attimi più belli catturati in giro per il mondo in modo semplice. Per dare vita ad alcuni momenti, però, non basta un’immagine statica e finora questo tipo di storie non erano presenti su Instagram».

La discussione in merito all’introduzione dei video da parte di Instagram era cominciata da tempo e ha senza dubbio subìto un’accelerazione quando Twitter ha lanciato Vine, applicazione per girare e condividere video (della durata massima di 6 secondi e senza alcun filtro) sul social network. Proprio come avviene per Vine, anche con Instagram potranno essere girati video in un’unica sequenza oppure fermati e ripresi montando diverse sequenze. Oltrea lla durata dei video e alla presenza dei filtri, la maggiore differenza tra l’applicazione di Facebook e quella di Twitter consiste nell’introduzione di una nuova tecnologia denominata Cinema che permette di stabilizzare le riprese attenuando così movimenti bruschi e sobbalzi durante la realizzazione delle immagini.

La battaglia tra i due social network continua senza esclusione di colpi, con un botta e risposta che mantiene viva la competizione. Non v’è dunque da stupirsi se, molto presto, Twitter risponderà all’attacco di Facebook con altre sorprese.

Gabriele Rossetti

Nick D’Aloisio, il 17enne che ha stregato Yahoo! con la sua app

Nick D’AloisioHa solamente diciassette anni ma già un futuro assicurato nel team di Yahoo! Stiamo parlando di Nick D’Aloisio, giovane promessa inglese del web che due anni fa ha inventato un’applicazione che oggi vale 30 milioni di dollari. A tanto ammonta la cifra spesa dal colosso californiano di Sunnyvale per acquistare la creatura del giovane imprenditore e soffiarla ai rivali di Apple. Summly, questo il nome dell’app creata da D’Aloisio, permette agli utenti di visualizzare le notizie provenienti dai siti d’informazione online e dal giorno del suo lancio ha ottenuto un milione di download dall’Apple Store (dal quale è stata prontamente rimossa dopo l’acquisizione).

Da qui l’interesse di Yahoo! per la tecnologia su cui è basata l’applicazione, che consente di riassumere le notizie prese dal web e proporle agli utenti in uno spazio di 400 caratteri, utile e veloce per la fruizione. Per rafforzare la propria presenza nel mercato della telefonia mobile, negli ultimi tempi Yahoo! ha acquisito diverse startup di successo e recentemente ha annunciato un restyling delle funzioni del proprio sito web. Una svolta fortemente voluta da Marissa Mayer, nuovo amministratore delegato di Yahoo!, chiamata a risollevare l’azienda dalla crisi e che ha già messo gli occhi su Dailymotion, servizio di condivisione video simile a YouTube di proprietà di France Telecom, la cui valutazione si aggira intorno ai 300 milioni di dollari.

Nell’ottica del rilancio dell’azienda il genio di Nick D’Aloisio potrebbe davvero fare le fortune di Yahoo! che ha già offerto al ragazzo londinese – cresciuto in Australia – un impiego a tempo pieno senza che questo vada ad interferire con gli studi. Prima dell’interessamento  di Yahoo! a scommettere sull’applicazione di D’Aloisio erano stati il cinese Li Ka-Shing, l’attore Ashton Kutcher e Yoko Ono (moglie dell’ex Beatles John Lennon), i quali avevano contribuito al successo investendo sullo sviluppo dell’applicazione.

Gabriele Rossetti

L’app che mostra gli effetti del fumo sulla pelle, voluta dal Ministero

Smoking Time MachineSensibilizzare i fumatori o quantomeno scoraggiarli, mostrando loro gli effetti che il fumo potrebbe avere sulla loro pelle tra vent’anni. L’iniziativa è del Ministero della Salute inglese ed è stata condotta attraverso lo sviluppo di un’applicazione per smartphone. Le istituzioni britanniche vogliono tentare un’altra strada diversa da quella finora intrapresa; le minacciose scritte sui pacchetti di sigarette e le terribili immagini delle conseguenze dovute dal fumo, diffuse sui più tradizionali media, sembrano infatti aver colpito solo in parte i più incalliti. Di conseguenza gli inglesi hanno pensato di provare a percorrere un nuovo sentiero sfruttando le potenzialità della tecnologia.

Smoking Time Machine, questo il nome dell’applicazione scaricabile gratuitamente attraverso Apple Store e Google Play, è ovviamente rivolta ai fumatori più giovani che oltre ad essere i più esposti a rischi futuri di salute sono anche quelli che possono vantare una maggior confidenza con i mezzi tecnologici di ultima generazione. Secondo uno studio effettuato dai ricercatori, infatti, il 40% dei fumatori ha cominciato molto presto, all’età di 16 anni. Inoltre Kate Norman, responsabile del progetto e membro della Cumbria Partnership NHS Trust, sostiene che i giovani spesso «non riescono a comprendere quelli che sono i rischi del fumo e non sanno che in futuro potrebbero venire colpiti da gravi malattie come il cancro ai polmoni».

Il funzionamento dell’applicazione è molto semplice; una volta scattata una fotografia del proprio viso l’immagine viene elaborata fino a mostrare una possibile proiezione di come lo stesso viso potrebbe apparire tra vent’anni, con tutte le conseguenze dovute all’effetto delle sostanze chimiche presenti nelle sigarette. Il risultato finale dovrebbe in qualche modo causare lo choc del fumatore ed incoraggiarlo a smettere; le rughe pronunciate intorno agli occhi e alla bocca e il colorito della pelle molto più pallido, infatti, non dipendono solamente dalla vecchiaia.

Gabriele Rossetti